Gli arresti non fermano la Russia che dice no. Più di 8.000, secondo gli attivisti, i manifestanti fermati dal via all'invasione dell'Ucraina. Dimissioni in diretta streaming del personale di una tv indipendente. L'ultimo messaggio agli spettatori: "No alla guerra"
"No alla guerra in Ucraina": dimissioni in diretta del personale di una tv indipendente
Arresti e minacce non fermano la Russia che dice no. Ormai quotidiana, la repressione del dissenso alla guerra in Ucraina che prosegue a Mosca e in altre città, si accompagna a sempre nuove forme di contestazione. Tra le più clamorose, le dimissioni in diretta di "Rain TV", una delle ultime tv indipendenti, che ancora trasmetteva in streaming, dopo essere stata oscurata in onda dall'autority per le telecomunicazioni.
Intellettuali, personaggi pubblici e cittadini qualunque: i pacifisti che non si piegano
Più di 8.000, secondo gli attivisti del gruppo OVD-info, i manifestanti fermati dall'inizio delle operazioni militari in Ucraina. Più di 3.800 soltanto a Mosca, quasi 2.800 a San Pietroburgo. Una stretta che non sembra però dissuadere i critici dell'offensiva in Ucraina. Un fronte che sempre più si organizza non solo in strada, ma soprattutto in rete. Personaggi pubblici, intellettuali, ma anche liberi professionisti e impiegati, che a petizioni e lettere aperte stanno affidando la voce della Russia, che non si risconosce in questa invasione.
Pochi ma determinati: i manifestanti che sfidano il bavaglio delle autorità
Per quanto numericamente poco rilevanti, gli assembramenti dei contestatori sono tuttavia indicativi della determinazione dei manifestanti. Basta in effetti mostrarsi in strada con un cartello per finire in commissariato. Fin dalle prime ore del conflitto, le autorità russe hanno annunciato lo scioglimento di ogni "manifestazione non autorizzata" e minacciato di arresto chiunque a partecipi ad assembramenti relativi alle "tensioni sul fronte della politica estera".