Djokovic-Nadal: il duello prosegue sul Covid

Chi fa il tifo per Djokovic?
Chi fa il tifo per Djokovic? Diritti d'autore Elise Amendola/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved.
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Il numero 1 del mondo del tennis, confinato in albergo a Melbourne causa "visto irregolare" sino a lunedì (giorno in cui si pronuncerà il tribunale), "attaccato" dal collega Rafa Nadal

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"Non mi pronuncio sul merito, ma mi è chiara una cosa: se sei vaccinato, giochi in Australia e in qualsiasi altra parte del mondo.

Abbiamo già sofferto abbastanza per non aver accettato queste misure": parole di Rafa Nadal, che ribadiscono la sua contrarietà all'operato di Novak Djokovic, confinato in albergo sino a lunedì, giorno in cui il tribunale di pronuncerà sul da farsi.

Non bastano, a Melbourne, le rassicurazioni delle autorità australiane a placare le proteste dei fan del serbo: "Non è prigioniero, ma libero di lasciare il Paese in qualsiasi momento", ha detto il ministro dell'Interno, Karen Andrews.

I suoi sostenitori parlano di affronto all'orgoglio nazionale: "Dopo Nikola Tesla, è il personaggio più importante della nostra storia, incarna i nostri valori", dice uno di loro.

La famiglia del tennista serbo sostiene invece che il numero uno al mondo sia di fatto recluso, mentre manifestazioni di solidarietà si sono registrate anche a Belgrado.

Un intrigo oceanico

L'ultima puntata della saga serbo-australiana in ordine di tempo parla di un Novak Djokovic che non può essere espulso dall'Australia sino alle ore 16 di lunedì prossimo, ma non è detto che tutto si risolva in tempo per una sua eventuale partecipazione agli Australian Open.

Il tennista aveva presentato ricorso contro l'espulsione dall'Australia, ottenendo una momentanea sospensione, prima che un giudice di Melbourne, Anthony Kelly, esaminasse la richiesta, rinviando ogni decisione a lunedì pomeriggio.

"La premier Ana Brnabić - dice il presidente serbo, Alexander Vucic - sta intercedendo con gli Affari interni australiani per chiedere solo una cosa prima di lunedì: consentire a Novak Djokovic di non restare in quello spregevole hotel nel vero significato del termine, ma nella casa che ha affittato in modo da potersi preparare per il torneo ed essere sotto supervisione 24 ore su 24".

Le notizie si susseguono dopo il vespaio di polemiche scatenato in tutto il mondo dall'esenzione medica dal vaccino e dal successivo rifiuto del governo oceanico ad ammetterlo nel Paese e fargli disputare gli Australian Open.

"Le regole sono regole e non ci sono casi speciali - aveva tuonato Scott Morrison, primo ministro australiano - l'ingresso con un visto richiede una doppia vaccinazione o un'esenzione medica.

Mi viene comunicato che tale esenzione non era in vigore e di conseguenza lui è soggetto alla stessa regola di chiunque altro: voglio anche sottolineare che alla fin fine è responsabilità del viaggiatore".

Caso politico

Da giorni si rincorrono prese di posizione politiche, dal primo ministro ("Fornisca prove sul vaccino o torni a casa") al presidente della Serbia.

Secondo quanto riportato dal quotidiano australiano "The Age", il tennista numero 1 al mondo era arrivato all'aeroporto internazionale di Tullamarine, a Melbourne, ma era stato fermato e interrogato per ore dai funzionari della Border Force, la Polizia di frontiera, rimanendo di fatto bloccato nella sala d'attesa dell'aeroporto.

Il motivo? Non il suo certificato medico che lo esenta dalla vaccinazione (obbligatoria per tutti gli atleti, e non solo, agli Australian Open), ma a causa del visto, che non riporta l'esenzione medica dal vaccino per il 34enne tennista serbo.

Una richiesta, in extremis, di un nuovo visto sarebbe stata fatta dallo staff di Djokovic, ore prima dell'arrivo dell'aereo del tennista a Melbourne, ma la richiesta era stata respinta dal governo dello Stato di Victoria (di cui Melbourne è la capitale).

Una situazione surreale, in stile "The Terminal", il celebre film con Tom Hanks: Djokovic che vaga per l'aeroporto in attesa del visto.

Il che sembra, chiaramente, una scusa "diplomatica" per evitare l'ingresso nel Paese allo scomodo campione serbo.

Dalla frontiera, intanto, hanno contattato il governo dello Stato di Victoria e la risposta del ministro dello Sport, Jaala Pulford, è stata chiara e tonda: "Il Governo Federale ci ha chiesto se supporteremo Novak Djokovic per la richiesta di visto per entrare in Australia: ebbene, non gli forniremo il supporto individuale per la richiesta del visto per partecipare agli Australian Open 2022".

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