Portavoce del governo di Kabul nega le accuse della Cia
L'attentatore suicida che ad agosto ha causato quasi 200 morti all'aeroporto di Kabul, sarebbe stato in precedenza arrestato, incarcerato a Bagram e poi rilasciato dai taleban. È quanto sostiene un rapporto dell'intelligence statunitense, smentito tuttavia da un portavoce dell'Emirato islamico, secondo il quale l'uomo, con altri detenuti, sarebbe fuggito dalla prigione prima della presa del potere taleban, grazie alla diserzione generalizzata degli agenti di custodia.
I taleban sostengono inoltre che il poco tempo trascorso tra l'evasione e l'attentato all'aeroporto, sia incompatibile con l'accusa statunitense.
"Non è ancora stato accertato se l'attacco sia stato effettuato da qualcuno che rilasciato dalla prigione perché l'intervallo di tempo tra i due eventi risulta essere troppo breve per poter pianificare l'attacco".
La smentita dei taleban arriva mentre il gruppo cerca ulteriore riconoscimento internazionale per riuscire a sbloccare i depositi bancari afghani all'estero. In questa logica vanno inquadrati anche gli impegni, finora disattesi, del nuovo governo di Kabul, di migliorare la condizione giuridica e materiale delle donne.