URSS addio: la singolare testimonianza di Giovanni Morandi sulla notte che cambiò la storia

Parata militare in Russia
Parata militare in Russia Diritti d'autore Alexander Zemlianichenko/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
Di Cecilia Cacciotto
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L'addio di Gorbaciov ricordato da Giovanni Morandi: la mia chiacchierata con l'unico giornalista occidentale presente nella piazza Rossa il 25 dicembre di 30 anni fa. Tanta emozione oltre all'analisi di una giornata particolare

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Il 25 dicembre del 1991, Giovanni Morandi, inviato a Mosca del quotidiano nazionale 'La Nazione' (di cui fu poi direttore), decide di fare due passi nella piazza Rossa.

Fa un freddo cane e c'è poca gente in giro.

"Il mio caporedattore mi chiese di restare a Mosca e di non rientrare per Natale in Italia. Ero il solo giornalista occidentale rimasto sul posto”.

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Giovanni Morandi, ex direttore de La Nazioneeuronews

Il motivo è presto detto, il corso che avrebbe cambiato la rotta dell'Unione Sovietica doveva essere portato a compimento il 31 dicembre. Alla fine dell'anno, l'impero sovietico avrebbe depositato i libri al tribunale della storia ma l'ultimo presidente dell'URSS, nonché l'ultimo segretario del Pcus, Mikhail Gorbaciov, indomito e fedele alla sua natura visionaria decide di congedarsi dai sovietici con un discorso trasmesso dalla Cnn. (Stranamente, potremo dire, trasmesso dalla Cnn).

In Italia, come nel resto dell'Europa centrale, è tardo pomeriggio e i festeggiamenti del 25 riempiono animi e cuori, la politica internazionale è l'ultima delle preoccupazioni, eppure a Mosca si sta consumando l'atto finale del dramma iniziato nell'agosto di quell'anno, con il golpe di piena estate durato mezza giornata.

Gorbaciov da visionario a vilipeso

Il colpo di Stato fallisce ma le cause che portano fino a quel punto sono adesso evidenti a tutti: la glasnost e la perestroika di Gorbaciov, dopo l'entusiasmo iniziale, non bastano a sfamare i sovietici.

Il Paese è al collasso, mancano i generi di prima necessità, l'entusiasmo sovietico per il visionario Gorbaciov è ormai ostilità. Che porta il 12 dicembre agli accordi di Belaveža (in Bielorussia) con cui si sancisce la fine dell'Unione Sovietica.

Boris Yurchenko/Copyright 1991 The Associated Press. All rights reserved
Gorbaciov con EltsinBoris Yurchenko/Copyright 1991 The Associated Press. All rights reserved

"Cerimonie e celebrazioni erano state annunciate per il 31 dicembre - ricorda Giovanni Morandi - non ci aspettavamo niente quel 25 dicembre (che per i sovietici era un giorno come un altro). In giro pochissima gente, anche perché faceva un freddo glaciale".

Quando Morandi arriva sulla piazza Rossa sono le 19.30 circa, ora locale. (Nel video qui sotto l'intervista integrale con Giovanni Morandi).

"Alzai lo sguardo verso il pennone del Cremlino - ricorda l'ex direttore de La Nazione - e mi resi conto che la bandiera rossa con la falce e il martello veniva calata. Anche il ventilatore che permetteva di spiegarla grazie al potente getto d'aria era stato spento. Per dieci interminabili minuti rimanemmo senza bandiera, lo sgomento dei passanti era evidente, molti accelerarono il passo, trovarsi sulla piazza Rossa in un momento - che può rivelarsi critico - non è mai stato il massimo a queste latitudini. Qualcuno gridò 'Gorbaciov traditore'. Dopo un momento di smarrimento capii che eravamo alla resa dei conti".

Passano dieci minuti e viene issato il tricolore russo.

"Il presidente russo, Boris Eltsin, grande rivale di Gorbaciov, non gli aveva permesso di pronunciare sulla televisione di Stato il discorso finale con cui Gorbaciov avrebbe fatto il bilancio dei suoi anni di governo".

L'intervento fu trasmesso dalla Cnn, cosa che irritò Eltsin. E che si premurò di issare il tricolore sopra il Cremlino. Il passaggio di consegne tra l'impero e le repubbliche vassalle si consumò in questo modo. E le cerimonie si ridussero a una scatola di cioccolatini distribuiti ai piedi del Cremlino.

Festa con una scatola di cioccolati distribuiti nella piazza Rossa

"C'era una donna inglese sulla piazza rossa che offrì cioccolatini a tutti, questa fu la grande cerimonia per la fine di un'epoca - ricorda ancora Giovanni Morandi -Due fidanzati guardavano increduli il tricolore russo. Lui disse 'Adesso cambierà qualcosa' e lei rispose 'Forse'. Sta di fatto che mi trovavo al centro della storia o comunque al centro di una storia e bisognava raccontarla e subito. Tornato in albergo chiamai il mio caporedattore sollecitando un'edizione straordinaria".

In Italia infatti i giornali non vanno in stampa il 24 e il 25 dicembre.

"Il mio caporedattore mi disse "caro qui si festeggia Natale e abbiamo ancora le gambe sotto il tavolo".

L'articolo di Giovanni Morandi, unico giornalista occidentale sulla piazza Rossa quel 25 dicembre 1991, esce solo due giorni dopo.

Mikhail Gorbaciov, una figura controversa

Visionario, illuso, incapace? Cosa è stato veramente Mikhail Gorbaciov?

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"Si è presentato come l'uomo che avrebbe riformato lo Stato sovietico e credeva che questo sarebbe stato possibile, esordì dicendo che avrebbe compiuto la perestroika, la ristrutturazione dello Stato e portato la glasnost, la trasparenza e la libertà. In realtà alla fine furono i cittadini a strappare nuove concessioni e non fu lo Stato a concederle.

"Questo è stato il suo grande limite: Mikhail Gorbaciov ha veramente provato a cambiare lo Stato sovietico ma non ci riuscì perché non sarebbe stato possibile. Non fu possibile anche perché si trovò di fronte l'America di Ronald Reagan che trascinò il Paese sul terreno della concorrenza militare".

Erano gli anni degli investimenti nella tecnologia e ricerca che spostarono su un altro piano la sfida della guerra fredda tra USA e URSS.

"L'Unione Sovietica non era più in grado di sostenere spese ulteriori. Tanto che lo stesso smantellamento degli arsenali nucleari più importanti, quello ucraino e kazako, fu portato a termine a spese degli Stati Uniti".

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