Inflazione alle stelle, ma il presidente Erdogan non cambia le direttive di politica economica
La crisi della lira turca non si arresta, anzi tocca un nuovo record al ribasso rispetto ad euro e dollaro perdendo oltre il 7% del proprio valore. Dopo che il calo ha superato il 5%, la Borsa di Istanbul ha sospeso le negoziazioni come aveva già fatto la scorsa settimana per tentare di limitare i danni provocati dal crollo della divisa nazionale.
Il netto calo è diretta conseguenza dell'attuazione delle politiche dettate dal presidente Erdogan, che puntano a tenere bassissimo il tasso di interesse, ma che alimentano l'inflazione, attualmente al 21,3 per cento. In questo scenario, spiega un commerciante di Ulus, dove i compratori vengono dai paesi confinanti, non si riesce a generare profitti. "I prodotti vengono dall'estero, il loro prezzo in un anno è raddoppiato".
"È un trauma e non ce lo aspettavamo. Nessuno si attendeva aumenti d questo tipo e una svalutazione cioe questa. Per noi che siamo nel commercio è il quadro peggiore, coi prezzi delle materie prime per niente stabili", dice un commerciante. Nonostante gli esiti negativi, il capo dello stato Erdogan difende le sue scelte, e respinge le critiche che gli arrivano dal mondo imprenditoriale, che gli aveva rivolto un appello affinché aumentasse i tassi di interesse.
Oltre a non voler recedere dalla propria dottrina economica, Erdogan punta a risalire le classifiche di gradimento, che oggi lo vedono in discesa, in vista delle elezioni del 2023, che molti considerano cruciali per decidere il futuro della Turchia.