Tornano ad aumentare le emissioni di anidride carbonica rispetto al periodo della serrata pandemica. Alla COP26 il patto per l'abbandono del carbone ma senza Cina, India, Australia e Stati Uniti
È stata una parentesi: il calo delle emissioni durante la serrata pandemica è praticamente sfumato.
Si stima che nel 2021 si tornerà ai livelli del 2019, con 36,4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica rilasciata, poco al di sotto della soglia raggiunta nella stagione pre Covid (36,7 miliardi di tonnellate).
Il balzo in avanti, rispetto al periodo di lockdown, è del 4,9%, secondo i calcoli aggiornati del Global Carbon Project.
Corinne Le Quéré, ricercatrice alla Scuola di Scienze Ambientali dell'Università di East Anglia, auspica un'assunzione di responsabilità: "Mi aspetto che i Paesi prendano sul serio questi controlli di realtà e che presentino una proposta ferma e dettagliata su ciò che faranno per affrontare il cambiamento climatico, comprese le regole per la trasparenza dell'accordo - dice Le Quéré - si tratta di un patto tra le parti per definire le priorità, come piantare alberi, elettrificare i trasporti e, dunque, abbandonare il carbone".
Circa 40 paesi e diverse organizzazioni hanno concordato alla COP26 di Glasgow di non utilizzare più il carbone per la produzione di energia elettrica, traguardo da raggiungere entro il 2030 per i più sviluppati e nel 2040 per le nazioni più povere. Un patto che potrebbe però non essere sufficiente: alcuni tra i più importanti consumatori di combustibili fossili come Cina, India, Australia e Stati Uniti non hanno infatti sottoscritto l’intesa.