Il governatore trumpiano del Texas Greg Abbott aveva introdotto a maggio una legge che sostanzialmente vieta l'aborto ma l'amministrazione Biden e i sostenitori della possibilità di abortire si sono dati appuntamento a Washington per perorare le loro opposte cause
Manifestanti dei due campi opposti si sono radunati davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti a Washington mentre il tribunale a maggioranza conservatrice valutava l'altamente restrittiva legge sull'aborto del Texas. La Corte Suprema potrebbe permettere alle cliniche che praticano l'aborto di contestare davanti a un tribunale la severissima stretta varata dal Texas, che vieta l'interruzione della gravidanza dopo appena sei settimane, anche in caso di stupro o incesto. E' quanto emerge dalle tre ore di audizione in cui i nove giudici costituzionali hanno ascoltato le parti: da un lato i rappresentanti dello stato del Texas, dall'altro quelli dell'amministrazione Biden e delle cliniche secondo cui la legge fortemente voluta dal governatore trumpiano Greg Abbott è incostituzionale.
Una legge antiabortista varata a maggio
Abbott aveva promulgato la legge a maggio, il testo proibisce l'aborto dopo che l'attività cardiaca viene rilevata in un feto, di solito intorno alle sei settimane e prima che alcune donne sappiano di essere incinte.
Decisivo sarà l'atteggiamento di due dei saggi nominati a suo tempo dall'ex presidente Donald Trump: Brett Kavanaugh ed Amy Barrett. Entrambi si sarebbero mostrati aperti alla possibilità che le cliniche possano fare ricorso. Sarebbe una svolta rispetto alla decisione di poche settimane fa della Corte Suprema che aveva permesso l'entrata in vigore della legge texana. Anche le Nazioni Unite hanno contestato la nuova legge dello stato del Texas che violerebbe il diritto internazionale, sottraendo alle donne il controllo del proprio corpo e mettendo in pericolo le loro vite.