La guerra della pesca tra Francia e Regno Unito, perché è un nuovo grattacapo per Bruxelles. Stupore della Commissione europea per le poche licenze rilasciate da Londra
Le mine legali posate nelle profondità del dopo brexit affondano l'economia ittica delle coste settentrionali della Francia.
I pescatori francesi dal Passo di Calais fino alla Bretagna hanno ricevuto solo dodici licenze sulle quarantasette richieste per gettare le reti in tratti di mare situati tra le sei e le dodici miglia nautiche dalle coste di Albione.
Jean Marie Baheu, un pescatore dice:
"ho presentato la domanda a gennaio, ho mostrato le precedenti atutorizzazioni, tutte le prove che avevo e che ho, ma a quanto pare non serve".
Spiega Etienne Dachicourt, direttore della Cooperativa Marittima di Étaple, un porto della Manica:
"i pescherecci della nostra regione devono entrare in acque inglesi tra ottobre e gennaio. Il problema è che ci sarà almeno il 90 per cento della flotta da pesca europea, tra cui quelle francese, belga e olandese, concentrate in acque francesi".
Il problema è europeo e riguarda gli accordi post-brexit. i diritti di pesca avevano infatti rappresentato uno degli accordi più difficile da raggiungere nell'animato divorzio consensuale tra Londra e Bruxelles. A quanto pare qualche cavillo è rimasto impigliato nelle reti.
Toccherà alla Commissione europea scovarlo, sempre che ci sia, come dubito il commissario europeo per la pesca Virginijus Sinkevičius:
"non sappiamo che tipo di documentazione manchi ancora alla Gran Bretagna, abbiamo prodotto tutto quello che avevamo e se c'è qualcosa che manca lavorereremo fianco a fianco con le autorità francesi, per avere tutto il necessario e al più presto".
Un nuovo caso di tensione tra la Francia e il Regno Unito, ma che riguarda tutta l'Ue, a dimostrazione che la Brexit si è portata appresso traumi politici irrisolti.