Il conflitto tra le forze dell'Etiopia e quelle del Tigrè non trova una via d'uscita. Si rischia la catastrofe umanitaria
In Etiopia, la **guerra tra le truppe di Addis Abeba e le forze del Tigrè **prosegue in maniera drammatica, con una escalation di violenze nei confronti della popolazione civile. Il Ministro degli Esteri eritreo Osman Saleh ha accusato il Fronte di liberazione del popolo del Tigrè di aver provocato una "grande guerra".
In un messaggio inviato all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, Saleh ha accusato gli Stati Uniti e "i suoi alleati europei" di difendere "quelli che ha definito azioni illecite e pericolose di insurrezione contro l’Eritrea, provocando caos e vittime. "Gli obiettivi del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè stanno portando ad atti di aggressione militare, un grave pericolo - ha detto Saleh- condannando la posizione di Washington, che pensa a sanzioni, e di altri paesi europei. “
Violenze, caos, e abusi
Dal Palazzo di Vetro, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha messo in guardia su quanto sta avvenendo nel Corno D’Africa dichiarando che sono state raccolte prove di «molteplici e gravi violazioni dei diritti umani commesse da tutte le parti in conflitto nel Tigrè.
La Bachelet ha quindi posto l’attenzione sulle violenze sessuali che vengono continuamente perpetrate nelle aree travolte dalla guerra. A fine agosto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aveva definito la situazione nella zona infernale sottolineando che “sono in gioco l’unità dell’Etiopia e la stabilità della regione. La retorica incendiaria e la profilazione etnica stanno lacerando il tessuto sociale del Paese”.
La guerra in Etiopia sembra dunque a un passo dal punto di non ritorno. Quattro milioni e mezzo di persone versano in condizioni disperate nel Tigrè, dove mancano cibo, assistenza e medicinali.