Scontro diplomatico fra Polonia e Israele su una legge che riguarda i discendenti degli ebrei

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La legge non fa esplicito riferimento all'Olocausto tuttavia stabilisce che qualsiasi decisione amministrativa emessa 30 anni fa (ed oltre) non può più essere impugnata

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È crisi politica conclamata fra Israele e Polonia dopo la decisione del presidente Andzej Duda di firmare a Varsavia una legge che limita i diritti dei sopravvissuti all'Olocausto o dei loro discendenti di reclamare le proprietà sequestrate dall'ex regime comunista. Per Israele si tratta proprio di un insulto alla Shoah. Per questo sono state prese subito drastiche misure diplomatiche.

Il ritiro dell'ambasciatore da Varsavia

"La Polonia ha approvato una legge antisemita e immorale, come accaduto anche in passato. Ho chiesto all'incaricato d'affari dell'ambasciata israeliana a Varsavia di tornare immediatamente in Israele per consultazioni a tempo indeterminato": ha tuonato il ministro degli esteri israeliano Yair Lapid.

La legge e l'Olocausto

La legge non fa esplicito riferimento all'Olocausto tuttavia stabilisce che qualsiasi decisione amministrativa emessa 30 anni fa (ed oltre) non può più essere impugnata, cio' significa che i proprietari di immobili a cui sono state sequestrate case o attività in epoca comunista non possono più avere risarcimenti. Dal canto suo la Polonia intende porre fine a "un'era di caos legale" e a manovre di nuove privatizzazioni. Il governo afferma che ripristinerà la certezza del diritto sul mercato immobiliare e bloccherà le false richieste di restituzione.

La crisi diplomatica tra il nuovo governo israeliano e il governo conservatore nazionalista polacco, dopo anni di stretti legami sotto l'ex primo ministro Benjamin Netanyahu, evidenzia una svolta del nuovo esecutivo che comprende alti funzionari figli di sopravvissuti all'Olocausto che adottano una politica molto più conflittuale nei confronti di Varsavia. 

Il ministero degli Esteri israeliano ha anche affermato di raccomandare all'ambasciatore polacco, che è in vacanza in patria, di non tornare in Israele.

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