Franco Battiato come lo ricorda Franz Di Cioccio (PFM)

Franz Di Cioccio
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Di Diego Malcangi
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Intervista al leader dei PFM: ci racconta di come conobbe Battiato, di come poi crebbe il rapporto tra i musicisti. L'artista schivo, mai veramente immerso nel mondo dello spettacolo. E geniale nel modo di trovare profondità anche nella leggerezza. E viceversa.

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Con Franco Battiato la musica italiana ed europea perde uno dei suoi ultimi giganti, dal punto di vista culturale. Abbiamo chiesto a Franz Di Cioccio, batterista, cantante, leader dei PFM, un commento sull'artista. Più che un'intervista, un racconto sul filo delle frequentazioni sporadiche e di un'amicizia che cresceva nel tempo:

"Non ci siamo frequentati tantissimo, anche se c'era un'amicizia importante.

Potrei raccontare tante cose… La prima volta che ci siamo visti è stato alla Mostra di Venezia, quando ancora si faceva la mostra musicale. Lui era lì, un pesce fuori dall'acqua rispetto alle solite passerelle che si fanno in televisione. Anch'io ero lì, un po' per caso, ed ero lo stesso pesce fuori dalla stessa acqua. Avevo accettato di fare il corista per un cantante in gara. Quell’anno c’erano come ospiti speciali i “Vanilla Fudge”, una band americana di grande spessore. Ero un loro super fan, quindi accettai il ruolo da corista solo pe non perdermi l'occasione di conoscere i miei idoli dell’epoca. Stiamo parlando degli anni fine Sessanta inizio Settanta.

Battiato era fuori dal comune. Rispetto agli altri cantanti era una persona che aveva sempre un’aria un po' solitaria. Riusciva a stare perfettamente con la gente, ma allo stesso modo si capiva che aveva una sua precisa mentalità ed un suo modo di comportarsi.

Ci siamo incontrati, ci siamo guardati, riconoscendoci entrambi come estranei rispetto ad un mondo non nostro, quello dei festival televisivi.

Questo è stato il nostro primo incontro, poi ci siamo visti in tante varie altre occasioni".

Battiato aveva sempre un'aria un po' misteriosa, e scriveva in modo piuttosto complesso. Dal punto di vista del musicista: quanta parte di lui non si conosce davvero, quanto ha scoperto di lui?

"Era un artista particolare, difficile da catalogare, un cantautore che ha sempre coltivato la sua grande individualità, ricca di musicalità e di tanta cultura.

Una volta ci è capitato di lavorare insieme in un film per la TV dal titolo “Una donna tutta sbagliata” con Ombretta Colli come protagonista. Io interpretavo la parte del discografico di Ombretta e Battiato fece un piccolo cameo come chitarrista della band perché anni prima faceva veramente parte della band di Ombretta alla quale era molto legato.

E’ sempre stato un po' defilato dalla passerella del mondo dello spettacolo. Durante le riprese appariva all’improvviso, quasi ritualmente. Era bello parlare con lui, scambiare delle idee, soprattutto perché era una persona con una grande cultura e una grande spiritualità. Era un musicista, un ricercatore, un artista con la A maiuscola e non aveva un solo modo per esprimere se stesso, ma tanti modi. La cosa fantastica era che non sapevi mai con quale veste lo avresti incontrato.

Come musicista ha sempre fatto canzoni molto particolari, senza seguire schemi prefissati. Affrontava i vari generi musicali ricercando il modo migliore per esprimere le cose che voleva comunicare. Non ha mai scritto una canzone fine a stessa… Scriveva testi molto particolari, profondi, esoterici, con una musicalità mai banale.”

Voi, come PFM, qualche anno fa avete inciso un tributo a Franco Battiato: perché?

"È stato uno scambio reciproco. Lui fece 'Impressioni di settembre', inclusa nell’album Fleurs 3. La sua versione aveva una particolarità: sull’attacco della frase di moog, mise una piccola pausa musicale, facendo slittare leggermente la frase dopo il canto.

Noi ci siamo detti: “Battiato ha interpretato un nostro brano, rendiamogli omaggio a modo nostro. Così abbiamo riarrangiato 'Bandiera bianca', in una versione molto più rock. Una sera, durante uno spettacolo in teatro, abbiamo chiesto al pubblico di cantare in coro 'sul ponte sventola bandiera bianca'. La sala era gremita, quindi il coro è diventato piuttosto corposo. Abbiamo registrato e inserito il coro nella nostra versione realizzata in studio. L’effetto è stato coinvolgente: sembrava un popolo intero che esclamava 'sul ponte sventola bandiera bianca'..."

Pur molto complesso, intricato, riusciva anche ad essere popolare: la complessità e la banalità insieme non ce l'hanno tutti, no?

"No, certo. Era pervaso più da spiritualità rispetto alle solite canzoni d'amore...

'La cura' è un capolavoro assoluto, perché parla di un amore molto profondo e nello stesso tempo fa volare alto il pensiero. La combinazione dei suoi testi con la sua musica è molto particolare nel panorama italiano, non esiste un altro artista come lui. Prendeva ispirazione anche dal pop, non disdegnava nulla. Era capace di dare ad ogni cosa che faceva un senso molto forte, anche quando sembrava una “canzoncina” come 'Bandiera bianca'. Dico sembrava una canzoncina nel senso che non aveva una grande scrittura musicale come altri suoi brani. A volte Franco comunicava in questo modo, perché aveva il bisogno di raccontare qualcosa di più profondo, mettendo il testo in primo piano. Diciamo che 'Bandiera bianca' è bellissima, perché fotografa in un altro modo quello che poi avrebbe raccontato in 'Povera Patria', con un testo assoluto di denuncia, senza fare rumore, senza fare chiasso, senza mettere il ditino davanti... Ed ha fatto un quadro eccellente - d'altronde era anche pittore - di quello che era la nostra società. E la stessa cosa, ironicamente, l'aveva già fatta con 'Bandiera bianca'. Quando vediamo quelle tavole rotonde, quelle trasmissioni in cui si azzuffano... viene in mente 'Quante stupide galline che si azzuffano per niente'".

Veniamo a voi, alla PFM: che fate quest'estate?

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"Abbiamo tantissime cose in programma. L'ultimo tour che abbiamo fatto è stato fantastico, poi siamo entrati nel nuovo anno ed è iniziata la fase della pandemia, ma prima della sospensione avevamo fatto 110 concerti.

E' successo quello che è successo, siamo stati fermi, come tutti nel mondo dello spettacolo. Questo Covid ha cambiato un po' la nostra rotta, ma speriamo di riprendere con la vivacità che avevamo prima. Durante questo stop forzato abbiamo deciso di incidere un disco nuovo, che uscirà ad ottobre. Questa estate speriamo di ri-incontrare il nostro pubblico, perché è quella la cartina di tornasole di un artista: poter suonare davanti al pubblico, perché è il pubblico che ti dà l'energia per continuare a fare questo lavoro".

Che disco è? Sono brani inediti?

"Tutti brani inediti ed è un progetto importante, perché c'è tutta una storia dietro"

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