Giustizia per George Floyd. Biden: riflettere sul razzismo

Giustizia per George Floyd. Biden: riflettere sul razzismo
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Condannato per omicidio il poliziotto Chauvin che aveva soffocato l'afroamericano premendogli il ginocchio sul collo

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Per gli avvocati della famiglia di George Floyd la condanna per omicidio dell'agente Chauvin è un fatto storico. E per gli Stati Uniti, ancora alle prese col razzismo strutturale di molte istituzioni, polizia compresa, è un passo avanti: "Noi, la giuria, in ordine al primo capo d'accusa, omicidio involontario di secondo grado come conseguenza di altro reato, troviamo l'imputato colpevole".

La sentenza restituisce la speranza alla famiglia di George Floyd. LaTonya, la sorella di George: "Vederlo ammanettato all'uscita del tribunale, ammanettato come mio fratello, mi ha fatto capire che ora non conta più niente, non ha più il potere".

Ora molti si chiedono se senza le immagini del ginocchio di Chauvin premuto sul collo di Flyod fino ad ucciderlo, immagini che hanno fatto il giro del mondo, questa sentenza sarebbe stata la stessa. La morte di Floyd potrebbe rappresentare un punto di svolta nella battagia per l'affermazione dei diritti civili negli Stati Uniti.

Al Sharpton, leader dei diritti civili e reverendo: "Non festeggiamo un uomo che va in prigione, avremmo preferito che George fosse vivo. Ma celebriamo questo avvenimento perché i giovani, bianchi e neri, molti dei quali sono qui stasera, hanno lottato e continuano a lottare e ad andare avanti".

Il presidente Biden ha accolto la sentenza auspicando una discussione sui problemi dei diritti civili, del razzismo e della riforma della polizia: "Il verdetto di colpevolezza non farà tornare indietro George. Ma dà un senso e uno scopo al dolore della famiglia. Ora l'eredità di George non riguarderà solo la sua morte, ma anche quello che dovremo fare in sua memoria".

Paradossalmente, la condanna dell'agente Chauvin rappresenta un elemento di riconciliazione, in un paese che non è riuscito finora a risolvere il conflitto razziale. È la prima volta nel Minnesota che un poliziotto bianco viene considerato colpevole di un reato compiuto durante il servizio.

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