Salvate la sorgente dell'Okavango

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Di Kaya Ensor
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Un'avventura sui fiumi angolani. Una spedizione alla scoperta di una delle regioni più inesplorate dell'Africa. Un progetto per difendere la biodiversità.

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Oggi vi proponiamo una spedizione alla scoperta di una delle regioni più inesplorate dell'Africa, dall'eccezionale biodiversità, un territorio che è anche l'origine dell'acqua che alimenta il delta dell'Okavango, sito patrimonio dell'umanità per l'Unesco.

Da avventura a missione pluriennale

Doveva essere un'avventura lungo un fiume angolano inesplorato, è diventata una missione di sei anni per comprendere e proteggere una delle ultime zone umide intatte al mondo. Una squadra di scienziati, esploratori e cineoperatori del National Geographic ha deciso di attraversare i numerosi fiumi angolani la cui acqua alimenta il famoso delta dell'Okavango, in Botswana.

Dal 2015, il team del National Geographic Okavango Wilderness Project ha percorso migliaia di chilometri sui fiumi angolani, un bacino dalla superficie più vasta dell'Inghilterra.

​​Ricorda il dottor Steve Boyes, a capo del progetto: "L'obiettivo all'inizio era capire e scoprire, ed è andata molto bene da quel punto di vista. Abbiamo scoperto 13 nuove specie. Ce ne sono centinaia".

I dati raccolti sulla biodiversità hanno contribuito a delineare una mappa scientifica più dettagliata della regione. Gli scienziati hanno installato "trappole fotografiche", fotocamere attivate dal movimento, che hanno confermato la presenza di specie minacciate, leoni, ghepardi, leopardi e cani selvatici africani.

Il delta dell'Okavango è una popolare destinazione turistica

Quando la palude è una scoperta straordinaria

Durante la prima spedizione il team si aspettava un fiume normale, e invece si sono trovati di fronte un'area paludosa. Una rivelazione che si è trasformata in un'incredibile scoperta scientifica, quando il gruppo si è addentrato nel terreno melmoso trovando della torba, un accumulo di vegetazione parzialmente decomposta. Come spiega il dottor Boyes, "Abbiamo scoperto un'area probabilmente di più di 35-40 mila chilometri quadrati. Si tratta del secondo più grande sistema di torbiere in Africa, una spugna gigante che rilascia acqua nei fiumi".

La torba trattiene dieci volte il suo peso in acqua, il che garantisce che anche nei periodi di siccità dovuti ai cambiamenti climatici l'acqua che alimenta l'Okavango continui a scorrere. La torba assorbe anche il carbonio in eccesso nell'atmosfera, contribuendo a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Le difficoltà per proteggere l'area non sono solo economiche o sociali

Lavorare con le comunità locali per proteggere l'area

Ogni anno miliardi di litri d'acqua incontaminata provenienti dall'Angola contribuiscono a sostenere la vita di migliaia di persone e della fauna e flora del delta dell'Okavango, in Botswana. Ma i fiumi angolani che forniscono quest'acqua non sono protetti dallo sviluppo commerciale, dal traffico di animali selvatici e dalla deforestazione.

L'obiettivo di questo progetto è di lavorare con le comunità locali per proteggere l'intera area e aiutare l'Angola a trarne vantaggio in modo sostenibile. Il lavoro svolto per proteggere questo ecosistema ha contribuito a mettere in luce l'importanza del sud-est dell'Angola.

​Il progetto ha risvegliato in molti angolani la speranza che, attraverso la protezione dell'ambiente e l'instaurazione di un'economia sostenibile di preservazione, un giorno potremo vedere il ritorno in queste aree di alcune delle più maestose specie africane.

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