Una montagna di milioni di debiti grava su Eurostar

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Di Paolo Alberto Valenti
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Il governo inglese ha venduto la sua partecipazione e non concede aiuti a Eurostar. Il fallimento brucerebbe 1200 posti di lavoro oltre ai danni collaterali, irreversibili

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Il faraonico progetto Eurostar rischia di diventare  una delle ulteriori vittime eccellenti della crisi pandemica. I treni sotto la Manica sono ormai rari. Uno al giorno in quel ruolo di metropolitana veloce che collega Londra a Parigi, Bruxelles ed Amsterdam; poi c'è lo spettro dei complicati rapporti economici fra il Regno Unito e l'Europa abbandonata.

L'addio del governo britannico

Il governo inglese ha venduto da tempo la sua quota di partecipazione e non concede aiuti. Il fallimento brucerebbe 1200 posti di lavoro oltre ad abolirne altri 1500 dell’indotto. Per Londra è lo stato francese che deve assumersi gli oneri visto che le ferrovie francesi detengono il 55% di Eurostar.

La minacciosa valanga dei debiti

La super-ferrovia che ha abolito la Manica rischia ormai il collasso mentre la sua contabilità sprofonda sotto il peso di 400 milioni di sterline di debito. Il traffico passeggeri del super-treno è crollato del 95% almeno da marzo viste le restrizioni imposte dal coronavirus. " Questa è un'attività redditizia che può sopravvivere e non dovrebbe essere un vittima del Covid-19. Tutti dovrebbero rispettare i propri obblighi, non va bene puntare il dito e dire "fallo tu". Deve essere una collaborazione, che è quello che avevamo promesso che sarebbe successo dopo la Brexit, che non ci sarebbe stata la fine delle relazioni. Non va bene che il governo inglese stia solo dicendo che non c'entra, non è vero. La società è registrata nel Regno Unito, la sua sede principale è Londra, ha il consiglio di amministrazione nel Regno Unito e la sua forza lavoro è sostanzialmente britannica": spiega il sindacalista britannico  Mick Lynch.

Una scommessa che aveva funzionato (in parte)

Prima della pandemia, nel solo 2019, Eurostar aveva portato in giro per l’Europa ben 11 milioni di passeggeri. Adesso la compagnia ha ridotto a uno al giorno i treni di andata e ritorno sulla tratta Londra-Parigi e Londra-Amsterdam, convogli che però restano vuoti per l’80%. Per far fronte al profondo rosso ci vorrebbe un prestito di 450 milioni di euro da aggiungere alla somma di 210 milioni di euro messa a disposizione dagli azionisti privati (Eurostar è a capitale misto, pubblico/privato). Se il  55% delle quote è detenuto dalla società ferroviaria francese SNCF, il 5% dalla sua omologa belga e il restante 40% da investitori internazionali tipo la Cassa di deposito del Québec (30%) e Hermes Infrastructure (10%), che hanno comprato nel 2015 le quote del governo britannico per una somma di circa 850 milioni di euro. Perdere Eurostar sarebbe un danno colossale per tutto il vecchio continente.

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