Norvegia: Greenpeace perde la battaglia del petrolio

La Corte Suprema: "Le concessioni nel Mare di Barents non violano la Costituzione"
Gli ambientalisti norvegesi perdono la battaglia per il petrolio. Respinta dalla giustizia del paese scandinavo la loro richiesta di annullare una serie di nuove licenze per la trivellazione nel mare di Barents. Riunita in sessione plenaria, la Corte suprema norvegese ha respinto per 11 voti contro 4 il procedimento intentato nel 2016 da Greenpeace e da altre associazioni contro il Ministero del petrolio e dell'energia. Nell'appello da loro presentato, lo accusavano di aver violato il principio della tutela ambientale, sancito dalla Costituzione.
Gli ambientalisti: "Non abbiamo perso noi. Ha perso il nostro futuro"
Alla soddisfazione espressa dal governo norvegese le associazioni ambientalisti replicano, parlando di danni incalcolabili per il futuro. "Fa davvero male al cuore - dice Frode Pleym, responsabile di Greenpeace Norvegia -. E non perché abbiamo perso. Ma per le conseguenze che ci troveremo a pagare". "Questa sentenza stabilisce in sostanza che i politici hanno il diritto di privarci di un ambiente vivibile", dice il responsabile dell'organizzazione Nature & Youth, Therese Hugstmyr Woie, di fatto ricalcando la posizione espressa su Twitter da Greenpeace.
In base a un recente sondaggio, la maggioranza della popolazione norvegese sostiene che si debba porre fine allo sfruttamento petrolifero del mare artico per ragioni ambientali.