Ue, McGuinness: "Il Covid non ha fatto discriminazioni. Dobbiamo ricostruire la fiducia tra i 27"

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Euronews ha intervistato Mairead McGuinness, nuovo commissario per la stabilità finanziaria. Un portafoglio non facile da gestire nel bel mezzo della recessione economica causata dal Covid e con la Brexit all'orizzonte

Mairead McGuinness è il nuovo commissario per la stabilità finanziaria. Un portafoglio non facile da gestire nel bel mezzo della recessione economica causata dal Covid e con la Brexit all'orizzonte.

Michel Barnier ha definito le trattative sulla Brexit estremamente difficili. Secondo lei, a questo punto, anche un accordo commerciale minimalista è meglio di nessun accordo?
Penso che sia assolutamente vero. Stiamo cercando di ottenere un buon accordo commerciale tra Unione Europea e Regno Unito. E, da una prospettiva europea, quello che stiamo cercando di fare è proteggere il mercato unico per i 27 Stati membri. È stato costruito nel corso di decenni assieme al Regno Unito, che continua a sostenerci, e anche il Regno Unito ha paletti che non supererà. Alla fine, come ho detto molte volte, se si mettono da parte retorica ed emotività e si usa la logica, ha perfettamente senso che si possa negoziare un accordo commerciale.

Qualunque cosa accada con la Brexit, la fiducia tra Unione Europea e Regno Unito è ai minimi storici. Crede che la situazione cambierà l'anno prossimo? Ho sempre detto che la fiducia è il fulcro di ogni rapporto e di ogni tipo di trattativa. Le questioni relative all'accordo di recesso sono state risolte e speriamo che tutto sia pronto per il 1° gennaio. Ma naturalmente la fiducia può venire meno all'improvviso e poi serve tempo per ricostruirla. Forse è per questo che i negoziati sono stati particolarmente difficili, non solo perché il Covid ha interrotto tutto, ma perché nell'Unione europea c'è il timore che questa fiducia sia stata infranta. Ora stiamo cercando di ricostruirla. Penso che dobbiamo lavorare molto duramente su questo, perché l'unico modo per raggiungere un accordo con il Regno Unito è che entrambi abbiamo fiducia l'uno nell'altro, in quello che diciamo e facciamo. E poiché questa fiducia è stata messa alla prova dalla decisione del Regno Unito, c'è un po' di timore da parte nostra.

Passiamo al settore dei servizi finanziari: il 4 gennaio 2021 sarà il primo giorno di trading post Brexit, dopo un anno di turbolenza dei mercati a causa del Covid. Entrambe le parti vogliono evitare altre turbolenze finanziarie. Può dirci come sarà il settore dei servizi finanziari il 4 gennaio nel caso di un accordo e, naturalmente, nel caso di "no deal"?
Sono due domande molto importanti. Quello che posso dirvi è che il mio ruolo è quello di garantire la stabilità finanziaria. Quindi, come Unione europea, abbiamo preso un numero minimo di decisioni di equivalenza per evitare che la stabilità finanziaria venga compromessa alla fine del periodo di transizione. È anche vero che la città di Londra è un centro finanziario molto importante che non cambierebbe da un giorno all'altro. Ma penso che all'interno dell'Unione Europea ci saranno questioni di autonomia strategica aperta, di dipendenza da un centro finanziario molto grande in un paese terzo. E anche se non ci saranno decisioni o cambiamenti immediati, credo che a medio e lungo termine questa situazione si evolverà. Quindi non ci saranno decisioni improvvise. Vedremo come si evolvono le trattative. Penso che se si arrivasse ad un accordo commerciale, questo renderebbe la politica e i rapporti molto più facili, perché come sapete il settore dei servizi finanziari non è coperto dall'accordo commerciale. Ma si ritorna a una questione fondamentale, ovvero dove l'Europa vuole avere il suo centro di attività finanziaria. Ci sono delle possibilità, forse non abbiamo bisogno di un unico centro finanziario. Londra di certo non continuerà ad esserlo a lungo termine. Ma che ne sarà degli altri centri all'interno dell'Unione Europea? Sono in corso molte discussioni sull'argomento. Quindi non c'è chiarezza su come sarà il futuro, ma ci saranno certamente dei cambiamenti, visto che il Regno Unito ha votato per lasciare l'Unione Europea.

Torniamo alla pandemia. Ha causato il caos economico nell'Unione europea. Può garantire che il pacchetto di ripresa aiuterà chi ne ha più bisogno e non creerà ulteriori disuguaglianze sociali in Europa? Non possiamo permettere che i Paesi... chiamiamoli svantaggiati... siano ancora più danneggiati dal Covid. Ci sono settori - e penso in particolare ai servizi e al turismo - dove l'impatto è stato devastante in tutti gli Stati membri. Abbiamo davvero bisogno di ridare vita e speranza in quel settore. Dobbiamo anche fare in modo che il nostro sistema finanziario sia adatto allo scopo e che coloro che sono sotto pressione parlino per tempo con le loro banche in modo da poter ristrutturare il loro debito se necessario. Mi darebbe davvero fastidio se alcune imprese e settori colpiti a breve termine non fossero in grado di rispettare i loro impegni, quando forse basterebbe ristrutturare il debito a medio termine per permettergli di sopravvivere. L'altro fattore, e questa è una realtà più preoccupante, è che alcuni settori non si riprenderanno. Mi chiedo cosa succederà ai rivenditori dei piccoli centri in tutta l'Unione Europea a causa del boom degli acquisti online che ha salvato, per certi versi, chi si è adattato all'era digitale. Ma a più lungo termine questo boom avrà accelerato la tendenza verso un maggior numero di transazioni digitali. Anche nel settore finanziario abbiamo assistito a una valanga di cambiamenti nelle transazioni. Quindi nessuno di noi capisce bene il panorama che avremo di fronte tra un anno. Ma ci stiamo preparando chiedendo agli Stati membri di presentare i loro piani di investimento per un'economia e una società più ecologica, digitale e sostenibile.

A proposito del pacchetto per la ripresa economica: quei soldi ovviamente dovranno essere restituiti. Riuscirete davvero a trovare nuove risorse per ripagarli? Gli eurodeputati hanno fatto pressioni per la tassa sulle transazioni finanziarie. Prenderà sul serio la loro richiesta? Dobbiamo trovare le risorse per restituire il denaro, perché ogni prestito deve essere rimborsato. Al momento non abbiamo la certezza di quanti strumenti finanziari ci serviranno per farlo. Ci sono vari suggerimenti a proposito, dalla tassa sulla plastica a quella sul carbonio, ci sono varie possibilità.

Uno dei suoi compiti è quello di completare l'unione bancaria. Qual è la tempistica realistica per completarla? È un tema nell'agenda della Commissione e degli Stati membri da molto tempo. Penso che ci sia un rinnovato impulso nel sostenere che abbiamo bisogno di un'unione bancaria. Quindi mi auguro che nel mio mandato riusciremo a risolvere alcune delle questioni più controverse relative all'unione bancaria, come ad esempio quella di un sistema europeo di assicurazione dei depositi, davvero importante sul lungo termine. Cercheremo di ricostruire la fiducia minata dall'ultima crisi economica. Ne abbiamo già parlato in passato, c'è una mancanza di fiducia tra gli Stati membri. Dobbiamo ricostruirla. E un modo per farlo è la consapevolezza che economie forti, deboli, grandi e piccole hanno tutte subito l'impatto del Covid. La pandemia non è stata molto selettiva. Ha preso di mira anziani, giovani, ricchi e poveri. Non ha fatto discriminazioni. Penso che dovrebbe farci ritrovare l'unità d'intenti verso la realizzazione dell'unione bancaria o almeno farci fare passi significativi verso la sua realizzazione. Possiamo farlo in modo sicuro, sapendo che abbiamo tutto il necessario per permettere che ciò avvenga.

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