Studio USA: l'immigrazione irregolare non fa aumentare la criminalità, la riduce

Giuramento per ottenere la cittadinanza durante una cerimonia di naturalizzazione a New York nel luglio 2020
Giuramento per ottenere la cittadinanza durante una cerimonia di naturalizzazione a New York nel luglio 2020 Diritti d'autore Frank Franklin II/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Di Lillo Montalto Monella
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L'analisi dell'Università di Buffalo arriva ad un mese dalle elezioni americane meno sono dominate dal tema dell'immigrazione. Lo studio dimostra che in tutte le città immigrazione irregolare e criminalità non sono affatto connesse. Anzi, alcuni reati calano

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Gli immigrati senza documenti non fanno aumentare i crimini in città, anzi, il numero di delitti in alcuni casi diminuisce. Lo dimostra una ricerca dell'Università di Buffalo, negli Stati Uniti, basata su modelli statistici applicati a tutte le principali città americane.

"Abbiamo studiato i crimini violenti e i reati contro la proprietà. Grazie agli strumenti utilizzati, non abbiamo trovato alcuna associazione tra l'immigrazione irregolare e la criminalità violenta; quanto ai reati contro la proprietà, anzi, l'effetto è negativo", dice a Euronews Robert Adelman, professore di sociologia che ha condotto la ricerca.

La ricerca è stata pubblicata ad un mese dalle presidenziali che vede correre Trump e Biden.

Nell'anno della pandemia, tuttavia, l'immigrazione rimane uno dei temi più marginali della campagna elettorale, certamente più caro ai supporter di Trump che a quelli di Biden. 

Sembrano lontanissime le promesse di costruire il muro alla frontiera con il Messico, refrain repubblicano nella campagna elettorale 2016; perfino la carovana dei migranti di cui si è tanto parlato prima delle elezioni di midterm pare un ricordo sfuocato. 

"Oggi impressione che la questione immigrazione sia meno presente nel dibattito americano perché il terreno delle priorità, la mappa mentale degli americani è stata sconvolta dalla pandemia", dice Lorenzo Pregliasco, cofondatore di YouTrend e di recente autore di un podcast sulla democrazia USA.

"L'immigrazione è un tema polarizzante, e certamente più importante per gli elettori di Trump rispetto a quelli di Biden", aggiunge Pregliasco. "Bisognerà vedere se e quanto Trump potrà riuscire a portarla al centro del dibattito, ma non sembra ci siano i margini perché questo accada".

Il "paradosso degli immigrati"

L'analisi di Adelman e del suo team si basa su due diverse stime della popolazione irregolare negli USA (una del Pew Research Center, l'altra del Migration Policy Institute) e si riferisce all'anno 2014. Entrambe le stime sono state incrociate con il rapporto FBI sul numero dei delitti ed altri database contenenti informazioni sociali, demografiche ed economiche.

Nelle premesse dello studio si legge come, ad un micro-livello, il tasso di criminalità degli immigrati sia costantemente inferiore a quella dei "nativi". Il livellamento (ma non superamento) arriva con le seconde e terze generazioni. 

In sociologia si chiama "il paradosso degli immigrati" - migliori punteggi in vari parametri tra cui istruzione e salute tra la popolazione immigrata rispetto a quella nativa - e si spiega con una serie di fattori:

  • chi emigra è spesso altamente motivati e resiliente, l'effetto che si crea è di auto-selezione;
  • pratiche culturali e familiari protettive, forti reti sociali ed economiche di supporto nelle comunità etniche;
  • per alcuni immigrati, la possibilità di continuare a stare negli USA dipende dal mantenimento di una fedina penale pulita.

 

Il gruppo di ricerca di Buffalo si è concentrato su sette tipologie di reati (tra cui omicidio, aggressione aggravata e rapina) in 257 aree metropolitane. La conclusione è la stessa di uno studio condotto tre anni prima, sempre da Adelman: i crimini violenti non aumentano con il crescere della popolazione senza permesso di soggiorno. Anzi, i reati contro la proprietà (furti e furti con scasso) diminuiscono. 

"Individui di tutti i gruppi sociali commettono crimini, ma nel nostro caso non studiamo gli individui, bensì il rapporto tra immigrazione e criminalità a livello di comunità", continua Adelman. "Sia i nostri risultati che la letteratura scientifica indicano come gli immigrati in media non aumentano la criminalità nelle aree metropolitane - questo sia considerando gli immigrati senza documenti, sia l'immigrazione nel complesso". 

"Spero che il nostro lavoro ispiri questo genere di ricerche in Europa e nei diversi Paesi europei, oltre a stimolare l'uso del metodo scientifico e dell'evidenza del dato per studiare un fenomeno", conclude Adelman. 

Gli irregolari negli States - il paese con il più alto numero di immigrati nel mondo - sono oltre 10.5 milioni, un quarto del totale. Il picco si è raggiunto nel 2007 con 12,2 milioni di individui irregolarmente presenti sul suolo americano. La maggior parte (58%) degli immigrati senza documenti vive in appena sei stati: California, Florida, Illinois, New Jersey, New York e Texas.

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