India, 7 milioni di contagi e il mistero della "bassa" letalità del coronavirus

India, 7 milioni di contagi e il mistero della "bassa" letalità del coronavirus
Diritti d'autore Aijaz Rahi/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Paolo Alberto ValentiRedazione francese
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Tantissimi casi ma un tasso di letalità relativamente basso. Come mai? Età della popolazione colpita, ma anche lockdown immediato ed esposizione ad altre epidemie. Ma influisce soprattutto la limitata capacità di contare e classificare i decessi, soprattutto nelle zone rurali.

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In India il numero di casi di coronavirus ha superato domenica la soglia dei 7 milioni, cifra che si avvicina a quella raggiunta dagli Stati Uniti, la nazione al mondo più colpita dalla pandemia (7.7 milioni di contagi). I dati del Ministero della salute indiano mostrano un aumento di quasi 75mila nuovi casi, domenica.

Tuttavia, se l'India tallona gli USA sia per numero di positivi che per decessi (108.334 morti, 918 nelle ultime 24 ore, al terzo posto dietro a Stati Uniti, 214.305, e Brasile, 150.198), i dati della Johns Hopkins University indicano come l'India abbia il più basso tasso di letalità tra le nazioni gravemente colpite. 

Secondo paese più popoloso del mondo, tra i 20 paesi in cima alla poco invidiabile classifica, l'India ha il più basso numero di morti per ogni 100 casi confermati, ovvero l'1,5%. Negli Stati Uniti questa percentuale sale al 2,8%.

Il paradosso sta nel fatto che il tasso di contagio in India rimane il più alto al mondo, con un aumento medio dell'1,1% ogni giorno, molto superiore a quello degli Stati Uniti, dello 0,6%.

Una popolazione più giovane

L'India ha una popolazione giovane, con un'età media di 28,4 anni, come indica il Rapporto sulla popolazione mondiale dell'ONU. A titolo di confronto, l'età media in Francia è di 42,3 anni e questo Paese. Oltralpe sono stati registrati quasi 700mila casi e oltre 32mila decessi, con un tasso di letalità apparente del 4,7%.

Sono le persone anziane, che hanno anche maggiori probabilità di avere patologie pregresse come diabete o l'ipertensione, quelle più a rischio di decesso da Covid-19.

Insorgenza tardiva, lockdown rigoroso

Secondo il governo indiano, il primo caso è stato individuato nel Paese il 30 gennaio mentre il numero di casi ha superato la soglia dei 100 solamente metà marzo. In quel periodo, la pandemia stava già mietendo vittime in tutta Europa, con più di 24mila casi e circa 2mila morti in Italia e circa 5.500 casi e 150 morti in Francia.

Il primo ministro, Narendra Modi, ha decretato le misure di contenimento nazionale a partire dal 25 marzo, e queste hanno avuto un impatto forte sugli spostamenti della popolazione. Secondo gli esperti, questo ha dato all'India il tempo di prepararsi all'arrivo della pandemia, e ai medici di apprendere dalle esperienze di altri paesi.

"Molti dei protocolli di cura sono stati stabiliti (in quel momento), sia a livello di utilizzo dell'ossigeno che di terapia intensiva", ha detto Anand Krishnan, un professore dell'All India Institute of Medical Sciences (AIIMS) di Delhi, all'AFP.

Immunità naturale?

Come riporta la stessa agenzia stampa, il virologo T. Jacob John e altri esperti ritengono che alcune malattie infettive, come la febbre dengue (endemica in India) possano aver conferito alla popolazione indiana un certo livello di anticorpi per proteggersi dal coronavirus. Altri ritengono inoltre plausibile che l'esposizione ad altri coronavirus meno virulenti possa aver dato alla popolazione una certa soglia di immunità. Tutti però concordano che è troppo presto per trarre conclusioni, e che serve più ricerca.

Sottovalutazione

Non tutti i decessi sono normalmente contabilizzati in India, così come non vengono sempre registrate le cause che hanno portato alla morte. Questo è un problema, soprattutto nelle zone rurali, dove vive il 70% della popolazione. Molti decessi in queste aree non vengono registrati, a meno che non ci sia stato un ricovero ospedaliero.

Durante la pandemia, il fenomeno è aumentato: in diverse città, i bilanci forniti dai comuni e quelli dei cimiteri e dei crematori non corrispondono. E volano le accuse contro le autorità degli Stati federali, colpevoli secondo i critici di aver deliberatamente attribuito la morte per Covid-19 ad altre malattie.

"Il nostro inadeguato sistema di sorveglianza dei decessi (...) sta già lasciando indietro molti morti. Solo un decesso su cinque è registrato con causa definita", ha detto ad AFP Hemant Shewade, esperto di salute pubblica di Bangalore. 

Shewade ritiene probabile che molti decessi legati a Covid-19 non siano stati nemmeno registrati.

Studi governativi che utilizzano test sierologici dimostrano che il numero di persone infette è dieci volte superiore alle cifre ufficiali, il che significa che i decessi per la malattia possoao essere sottostimati, ha aggiunto.

Una maggiore accuratezza delle valutazioni è possibile solamente aumentando i test, una migliore registrazione dei decessi e le autopsie delle presunte vittime. 

Secondo Shewade, sarebbe utile per l'India valutare l'eccesso di mortalità, ovvero il numero di morti in più rispetto alle cifre di un anno normale.

A Bombay, la città indiana più colpita dalla pandemia, il comune ha scoperto che nel periodo marzo-luglio il numero di morti è stato di 13mila unità in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, il doppio del numero ufficiale di decessi legati al coronavirus nel periodo, secondo il quotidiano The Indian Express.

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Record di guariti

Eppure nell'ultima settimana il paese asiatico ha anche registrato un sostenuto aumento del numero di guarigioni giornaliere, con cifre superiori a quelle dei nuovi contagi. Nelle ultime 24 ore, 89.154 persone sono state riportate come pazienti guariti, riducendo il numero totale di casi attivi a 867.496 pazienti. Ciò indica che l'85,8% o 6.077.976 delle persone infette è guarito, che è anche il numero più alto di guarigioni al mondo.

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