Il gruppo Minsk dell'Osce aveva chiesto l'immediato cessate il fuoco nella regione contesa
L'Armenia è pronta a deporre le armi e a collaborare con i mediatori internazionali, per una tregua basata sugli accordi del 1994-95 con l'Azerbaigian, nel conflitto del Nagorno-Karabakh. Lo ha fatto sapere il Ministero degli Esteri armeno, attraverso un comunicato. Il gruppo Minsk dell'Osce - guidato da Russia, Stati Uniti e Francia - aveva chiesto, con una dichiarazione congiunta, l'immediato cessate il fuoco nella regione che Baku riconosce come propria, ma che di fatto è una repubblica indipendente.
"Se l'Armenia vuole vedere la fine di questa escalation, beh la palla ora è nel loro campo. Devono porre fine all'occupazione. Quando è troppo è troppo", ha detto il consigliere per gli affari esteri del presidente armeno,Hikmet Hajiyev.
I combattimenti nella regione separatista sono scoppiati lo scorso 27 settembre e al momento le vittime, tra civili e militari, sono ufficialmente quasi 200, anche se il bilancio rischia di essere molto più pesante. Armeni e azeri sostengono di aver ucciso rispettivamente 1.200 e 1.900 soldati della parte avversa.
Sono solo i più recenti di una lunga serie, ma questa volta nello scontro tra Erevan e Baku si sono inserite anche Mosca e Ankara, con quest'ultima che avrebbe inviato militanti siriani sul terreno.
Il conflitto in questo territorio del Caucaso è scoppiato all’inizio degli anni '90 e si trascina da anni. Gli scontri tra gli eserciti riprendono periodicamente; le ultime volte nel 2012 e nel 2016. Il diritto internazionale riconosce il Nagorno-Karabakh come parte dell'Azerbaigian. Ma le persone di etnia armena che vi abitano rifiutano il dominio azero.