Nagorno-Karabakh, storia di un conflitto che dura da più di 30 anni

Il Nagorno-Karabakh è un'area geografica vicino al confine tra Armenia e Azerbaigian al centro di un nuovo ciclo di scontri tra i due ex stati sovietici.
Azerbaigian e Armenia hanno già combattuto una sanguinosa guerra per il controllo di questa regione all'inizio degli anni Novanta che ha lasciato sul campo migliaia di vittime e provocato la fuga di centinaia di migliaia di civili.
Si è concluso con una tregua nel 1994, ma da allora ci sono state sporadiche schermaglie in quanto la controversia sul possesso di questa regione rimane irrisolta.
Si tratta di un'aea montuosa e boscosa all'interno del territorio dell'Azerbaigian sovietico in cui la stragrande maggioranza della popolazione è armena.
Il diritto internazionale riconosce il Nagorno-Karabakh come parte dell'Azerbaigian. Ma le persone di etnia armena che vi abitano rifiutano il dominio azero.
Da quando le truppe dell'Azerbaigian sono state cacciate dal territorio negli anni Novanta, gli armeni gestiscono in autonomia gli affari correnti con il sostegno dell'Armenia.
Il conflitto è stato segnato da controversie e atrocità da entrambe le parti. Qui trovate tre utili approfondimenti da parte di Stratfor Intelligence Group, GlobalSecurity.org o del Council on Foreign Relations.
Cronologia dei fatti
1-2 dicembre 1987
Una protesta di abitanti del villaggio armeno di Chardakhly viene repressa dalla polizia azera: manifestavano contro il licenziamento del capo villaggio.
13 febbraio 1988
Manifestanti a Stepanakert, il centro dell'Oblast autonoma del Nagorno-Karabakh (NKAO), chiedono la riunificazione della NKAO con la Repubblica socialista sovietica armena (SSR). L'oblast altro non è che una suddivisione amministrativa territoriale di eredità sovietica.
20 febbraio 1988
Una sessione straordinaria della NKAO sovietico dei deputati del popolo approva una risoluzione per unificare la regione con l'Armenia. Nessun rappresentante dell'Azerbaigian vi partecipa
26 febbraio 1988
Un gran numero di persone si raduna a Yerevan per sostenere la riunificazione della NKAO con la SSR armena.
27-29 febbraio 1988
La popolazione armena della città azera di Sumgait è costretta ad abbandonare la città durante un'ondata di scontri e violenze. Le cause dei disordini sono controverse.
15 giugno 1988
Il Soviet Supremo della SSR armena dà il suo consenso per l'inclusione di NKAO nella SSR armena, sulla base dell'articolo 70 della Costituzione dell'URSS. L'organo equivalente in Azerbaigian risponde respingendo la decisione.
18 luglio 1988
Il Presidio del Soviet Supremo dell'URSS decreta che il Nagorno-Karabakh debba rimanere parte dell'Azerbaigian.
21 settembre 1988
Mosca introduce misure di emergenza per ripristinare l'ordine nella NKAO.
Agosto 1989
L'Azerbaigian inizia un blocco economico dell'Armenia e del Nagorno Karabakh. Decine di migliaia di persone vengono allontanate dalle loro case e molte migliaia perdono la vita.
13-20 gennaio 1990
Molti membri della comunità armena di Baku, la capitale dell'Azerbaigian, fuggono dalla città mentre le tensioni aumentano. Le truppe sovietiche entrano in azione e diverse persone muoiono negli scontri che seguono.
Gennaio - giugno, 1991
Inizia la cosiddetta "Operacia Kolco" ("L'operazione dell'anello"): la milizia azera, sostenuta dai militari sovietici, deporta gli armeni dai villaggi del Karabakh settentrionale.
10 dicembre 1991
Pochi giorni prima del crollo ufficiale dell'Unione Sovietica, in Nagorno-Karabakh si tiene un referendum: una maggioranza del 99,89% vota per la piena indipendenza dall'Azerbaigian. La maggior parte degli azeri della regione non ha potuto o voluto votare.
Baku descrive il voto come illegale e pone fine all'autonomia di cui il Nagorno-Karabakh godeva ai tempi dell'Unione Sovietica.
Seguono settimane di violenza. Le truppe armene appoggiano il movimento separatista mentre l'Azerbaigian cerca di ripristinare il controllo. Circa 25mila persone muoiono, gli sfollati sono in numero ancora maggiore.
26 gennaio 1992
L'esercito azerbaigiano subisce un capovolgimento di fronte nei pressi del villaggio noto agli armeni come Karin-Tak e agli azeri come Dashalti.
25-26 febbraio 1992
I giorni del massacro di Khojaly, noto anche come "tragedia di Khojaly" (o come il "Genocidio di Khojaly" dell'etnia azerbaigiana). Dei 7mila abitanti di Khojaly, i civili uccisi dagli armeni e dalle truppe sovietiche sono tra i 160 e i 613. Un recente rapporto turco descrive la demolizione di migliaia di edifici. Questo eccidio, assieme ad altre azioni militari successive, di fatto costringono porzioni significative della popolazione azera a rifugiarsi in campi profughi in Azerbaigian.
Maggio 1992
Le forze armene riescono a creare un corridoio di collegamento tra l'Armenia e il Nagorno Karabakh. L'anno successivo conquisteranno ancor più territorio.
12 giugno 1992
Le forze azere iniziano delle offensive su larga scala che portano alla presa della regione di Shahoumian, della parte settentrionale della regione di Martakert e della parte orientale della regione di Askeran.
Aprile 1993
Il Consiglio di sicurezza dell'ONU adotta la prima di una serie di risoluzioni che chiede il ritiro delle forze filo-armene.
9-11 maggio 1994
Un team di mediazione russo redige un accordo di cessate il fuoco globale. Le autorità della difesa di Azerbaigian, Armenia e Nagorno Karabakh firmano il documento. L'accordo entra in vigore il 12 maggio 1994. Viene definita una "zona demilitarizzata" per limitare i conflitti. Entrambi gli Stati incolpano l'altro per gli attacchi che seguono nel corso dei successivi decenni. Nonostante il cessate il fuoco sia in vigore dal 1994, non è stato firmato alcun trattato di pace.
La regione è un'area strategica per gasdotti e oleodotti.
FONTI:Human Rights Watch; Reuters; Sito web dell'ufficio della Repubblica del Nagorno Karabakh a Washington; Sumgait.info; Cronologia del conflitto preparata nell'agosto del 1990 dalla CIA; Cronologia preparata dalla Società "Memorial" (Russia).