"Il regno del silenzio", film inchiesta sull'assassinio Khashoggi

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Diritti d'autore Lefteris Pitarakis/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved
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Due anni dopo l'assassinio del giornalista saudita un film inchiesta cerca di ricostruire il contesto di quello che per l'ONU (e il regista) è stato un omicidio di Stato

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Il 2 ottobre del 2018 il giornalista del Washington post Jamal Khashoggi entrò nel consolato saudita di Istanbul per non uscirne mai più. Presto si capì che qualcosa di macabro era accaduto nella sede diplomatica, l'assassinio del giornalista saudita ha scioccato il mondo e ora, due anni esatti dopo, nell'anniversario della scomparsa, sulla sua storia esce un docufilm il cui titolo è già un manifestao: "Kingdom of silence".

Il regista Rick Rowley spiega il certosino lavoro d'inchiesta che sta dietro l'opera: "Abbiamo incontrato diverse agenzie di intelligence nazionali. Abbiamo esaminato i servizi segreti classificati e abbiamo rintracciato addetti ai lavori che non hanno mai parlato prima, abbiamo scoperto nuovi dettagli sul suo omicidio. Ma molto rapidamente è diventato chiaro che c'erano domande molto più interessanti sotto la superficie".

Per saperne di più: "Caso Khashoggi, per l'ONU prove credibili di responsabilità di Bin Salman"

Ma perché lo ha ucciso? Il principe ereditario ha negato il suo coinvolgimento nel delitto per cui 5 persone, in Arabia saudita, sono state condannate mentre sono stati assolti i due fedelissimi del principe (gli attivisti per la libertà di stampa di mezzo mondo hanno gridato allo scandalo). Ma Khashoggi, chi era?

"La sua storia è una complessa storia di trasformazione e redenzione - dice il regista - è un uomo che era amico di Osama Bin Laden. Ha lavorato a diverse riprese per l'ex capo dell'intelligence saudita. Era un portavoce del regno dopo l'11 settembre. Ma quando i suoi occhi si sono aperti ha visto delle contraddizioni difficili da sopportare. E alla fine, quella sorta di difficile compromesso nel quale era rinchiuso divenne troppo per lui. Dopo la primavera araba, dopo aver visto questa esplosione di movimenti democratici nella regione, e aver assistito agli assassini brutali perpetrati dai principi che aveva servito, non poteva più tacere. Divenne un critico, poi andò in esilio e infine è diventato un martire".

Il film esce questo venerdì.

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