Roma Tiburtina: la vita di strada dei migranti senzatetto

Roma Tiburtina: la vita di strada dei migranti senzatetto
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Di Elena Cavallone
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Con la chiusira degli Sprar molti richiedenti asilo si sono trovati senza un posto dove stare. L'associazione Baobab experience fornisce prima assistenza e attività per l'inserimento sociale

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Ogni giorno, al calar del sole, alla stazione Tiburtina di Roma decine di persone si mettono in fila in silenzio e aspettano la cena dai volontari dell'associazione "Baobab". Sono migranti, spesso arrivati direttamente dai porti di sbarco: rifugiati di guerra, vittime di tortura o semplicemente persone in cerca di una vita migliore.

Al loro arrivo però, trovano solo la vita di strada. Non hanno un posto dove stare e trascorrono mesi su questi marciapiedi.

Mustapha, originario del Gambia, era uno di loro. In Libia lavorava come sarto ma con lo scoppiare della guerra è fuggito, raggiungendo l’Italia via mare. Dopo due tentativi falliti, è finalmente riuscito a ottenere asilo. Molte volte ha rischiato il rimpatrio. Ora lavora regolarmente, paga le tasse e può pagare un piccolo affitto.

“Non è giusto rimpatriare una persona che ha fatto dei sacrifici e ha messo a rischio la sua vita per venire fin qui in barca. Perché non ti chiedi perché veniamo in barca? Perché non ti chiedi perché non prendiamo l'aereo? Perché non abbiamo libertà ", afferma.

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Publiée par Baobab Experience sur Jeudi 30 juillet 2020

Le richieste di asilo vengono respinte dell’80% dei casi in Italia. Il processo di valutazione può anche richiedere anni. Nel frattempo, molti richiedenti asilo sono senza casa.

I centri di accoglienza precedentemente esistenti, gli "Spar", sono stati chiusi con i decreti sicurezza. “Baobab” fornisce a tutti una prima assistenza, racconta Andrea Costa, coordinatore dell'associazione.

“Non è possibile che nel 2020 ci siano tutte queste persone che dormono per strada. Soprattutto, il Covid ha mostrato come anche in caso di pandemia queste persone siano completamente abbandonate dalle istituzioni ”.

Contattata da Euronews, Roma Capitale ha affermato di essere a conoscenza della situazione nei pressi della stazione Tiburtina. Afferma inoltre di aver ampliato durante il periodo del lockdown il sistema di accoglienza di Roma Capitale, in particolare mettendo a disposizione una struttura aperta per fronteggiare l’emergenza covid-19. In tale struttura delle 52 persone ospitate, circa 30 provenivano dall'accampamento di piazzale Spadolini.

La situazione a Roma è pero' emblematica di un sistema di accoglienza che non funziona. 

Il nuovo patto europeo sull’immigrazione presentato dalla Commissione europea il 23 settembre prevede una preselezione dei migranti alle frontiere per stabilire entro 12 settimane se possono ricevere asilo. Una decisione basata principalmente sulla loro nazionalità. Coloro che hanno poche probabilità di vedere la loro richiesta accettata verranno separati dal resto dei richiedenti asilo, verosimilmente in centri chiusi.

Imogen Sudbery, analista presso l'International Resecue Committee, ritiene che questo sistema porterà alla creazione di nuovi campi profughi alle porte dell’Europa.

“La proposta della Commissione europea non dice nulla sulla creazione di corridoi legali e sicuri per l’immigrazione. Non ha senso cercare di combattere l'immigrazione irregolare e di fermare le persone a tutti i costi, piuttosto che creare un sistema che funzioni per le comunità ospitanti e per i nuovi arrivati ​​”.

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Publiée par Baobab Experience sur Samedi 26 septembre 2020

Immigrazione significa spesso emarginazione, gente che vive in condizioni precarie a due passi dalle nostre case. E mentre i governi in Europa tentano di scrollarsi di dosso la responsabilità della gestione dei flussi migratori, chi paga il prezzo di queste divisioni vive letteralmente per strada.

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