Convat, il progetto europeo che promette test ultra rapidi per il Covid-19

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Di Aurora Velez
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Il nano-biosensore - nato da una collaborazione tra Spagna, Francia e Italia - non solo vi dice se siete stati contagiati, ma rileva anche il valore della carica virale

Gli scienziati europei sono impegnati giorno e notte nella lotta contro la pandemia. In questa fase, la diagnosi è essenziale. All'Istituto di Nanoscienza e Nanotecnologie di Barcellona, il team della professoressa Laura M. Lechuga sta sviluppando un nano-biosensore, per il rilevamento del Covid-19 in tempi rapidi. "Si prende un campione di saliva, che viene messo nel dispositvo e dopo qualche minuto questo vi dirà se siete infetti oppure no, oltre a darvi anche il valore della carica virale", spiega ai nostri microfoni Lechuga.

Come funziona questo test rapido?

Non serve del personale specializzato per eseguire questo test. Ma come funziona esattamente il dispositivo? Un preparato biologico è posto su dei microchip fotosensibili, che "intrappolano" il virus. Questa trappola per fluidi, sviluppata dall'Università di Marsiglia, funge da esca per la proteina S del coronavirus. I ricercatori iniettano composti inattivi del SARS CoV-2 nel biosensore. I fasci luminosi inseriti nel microchip catturano la presenza e la quantità di virus nel campione. Un rilevamento che avviene su scala nanometrica.

Una collaborazione tutta europea

Questo progetto europeo si chiama Convat. Il suo budget complessivo è di 2,54 milioni di euro provenienti da fondi europei per la ricerca e l'innovazione, in sinergia con la politica di coesione europea. E' un progetto biennale nato dalla collaborazione di centri specializzati in Spagna, Francia e Italia (Istituto Spallanzani di Roma).

Non solo sarà utilizzato nella lotta al Covid-19, ma contribuirà a prevenire future pandemie. Jordi Serra-Cobo, ricercatore e medico in biologia all'Università di Barcellona, collabora al progetto. Studia gli animali cosiddetti serbatoio, come i pipistrelli qui nei Pirenei. I pipistrelli possono avere fino a 3.000 coronavirus. "È importante sapere quali tipi di coronavirus si trovano in queste popolazioni di pipistrelli, per stimare quali di essi possono fare il salto di specie, magari non direttamente verso l'uomo, ma verso specie intermedie", dichiara Serra-Cobo.

Attualmente il materiale genetico dei pipistrelli viene analizzato in laboratorio con il metodo PCR. Ma l'anno prossimo i biosensori Convat permetteranno di prelevare campioni dagli animali ospiti in situ, in modo più rapido, efficiente ed economico. I partner francesi del progetto forniscono il materiale biologico per il dispositivo, mentre quelli italiani dello Spallanzani effettueranno i test clinici. "Quello che stiamo facendo ora è mettere tutta questa tecnologia in provette", spiega ai nostri microfoni Maria Soler, ricercatrice senior. "Il congegno verrà poi collegato a un dispositivo mobile o a un tablet, che permetterà di avere un risultato in soli 10 minuti". Gli studi clinici dovrebbero iniziare entro fine anno.

Journalist • Cristina Giner

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