"Quando ho sentito la storia di Willy mi sono chiesta 'perchè', non ho pensato al colore della pelle della vittima o dei suoi aggressori". Abbiamo parlato dell'omicidio di Colleferro con Daisy Osakue, promessa dell'atletica italiana coinvolta in un caso di cronaca nel 2018.
Alla vigilia del funerale di Willy Monteiro Duarte, l'uccisione del 21enne italiano di origini capoverdiane a Colleferro tocca un nervo scoperto in Italia. Anche se la procura ha escluso il movente razziale la famiglia del giovane aspetta giustizia per un figlio pestato a morte da un gruppo di almeno quattro persone, che ora potrebbe veder aggravata l'accusa da omicidio preterintenzionale a volontario.
In più, l'indagine parallela aperta dalla polizia postale sugli insulti razzisti comparsi sui social media è l'ennesima dimostrazione di un fenomeno migratorio mal digerito, anche quando riguarda giovani nati sul territorio italiano come Willy, studente di un istituto alberghiero che sognava un futuro da cuoco in Italia.
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Il dibattito sul razzismo
Il fumettista Zerocalcare, che conosce bene la realtà della provincia romana, dove vive e ambienta le storie dei suoi personaggi, non ha dubbi sul fatto che la discriminazione faccia da sfondo anche a questa vicenda. "Il razzismo in questo Paese è una dotazione di serie", scrive su Facebook.
La sensazione è che ci sia ancora molta strada da fare anche sul piano dell'opinione pubblica. Euronews ne ha parlato con Daisy Osakue, atleta delle Fiamme Gialle, primatista italiana di lancio del disco e campionessa europea alle Universiadi del 2019.
L'anno precedente, Daisy aveva rischiato di non partecipare agli Europei di Berlino, dopo che un gruppo di ragazzi l'aveva colpita a un occhio lanciando uova da un'auto in corsa. Una bravata che poteva avere conseguenze gravi e in un primo momento aveva fatto pensare anche all'epoca a un gesto razzista.
L'atleta riconosce che vivere nella 'bolla' dell'atletica leggera è un aiuto per la vita di tutti i giorni. "Le persone che mi circondano condividono con me i valori del rispetto reciproco e del sacrificio. Discriminazioni non ne vedo più perché ho la fortuna di vivere nel mio sport".
Black Lives Matter è possibile in Italia?
La realtà degli Stati Uniti, dice Daisy, è troppo diversa e poco paragonabile a quella italiana per poter anche solo auspicare un movimento come Black Lives Matter nel nostro Paese. "Lì arrivano da secoli di discriminazione e violenze - dice l'atleta azzurra - noi siamo all'inizio di un percorso di integrazione".
La buona notizia è che c'è ancora tempo: "Appartengo alla prima generazione di figli di immigrati naturalizzati italiani - aggiunge - Sono consapevole che in Italia ci sia bisogno di sviluppare una consapevolezza relativa all'immigrazione. Vicende orribili succedono tutti i giorni ma al posto di dividerci fra bianco e nero, giusto o sbagliato, dovremmo avvicinarci per condannare situazioni del genere ed evitare che si ripetano".
La sensazione è che una sensibilità diffusa in altri Paesi, come gli Stati Uniti dove questa però è arrivata a costi altissimi, sia una meta ancora lontana in Italia.