Dopo Santa Sofia il presidente turco vuole convertire un altro importante sito Unesco di Istanbul un luogo di culto islamico
Come Santa Sofia è un luogo che ha avuto tante vite, come Santa Sofia Erdogan la vuole trasformare in una moschea, proprio come fecero un tempo i turchi ottomani.
Stavolta nel mirino del sultano è finta la chiesa di San Salvatore in chora, anche lei patrimonio Unesco, uno dei massimi esempi dell'arte bizantina, dal 1958 è un sito aperto al pubblico e apprezzato nel mondo.
A denunciare la decisione di Erdogan la stampa greca col ministro degli esteri di Atene che usa toni duri verso il vicino con cui i rapporti sono sempre più difficili: "La Turchia sta violando i suoi obblighi internazionali nei confronti dei siti del patrimonio mondiale situati nel suo territorio - la dura dichiarazione - La decisione è assolutamente riprovevole. Chiediamo alla Turchia di tornare al 21° secolo con rispetto reciproco, dialogo e comprensione tra le culture".
Anche la commissione europea si fa sentire da Bruxelles: "Come Santa Sofia, l'edificio di chora è anche Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO - dice una portavoce della commissione - In qualità di membro fondatore dell'Alleanza delle civiltà, la Turchia si è impegnata nella promozione del dialogo interreligioso e interculturale e nella promozione della tolleranza e della convivenza".
Già i turchi ottomani fecero della chiesa una moschea
La chiesa di San Salvatore in chora è stato un luogo di culto ortodosso poi, dopo la presa di Costantinopoli nel 1453, gli ottomani ne hanno fatto una moschea coprendo, ma non distruggendo, gli splendidi mosaici e affreschi. Con un restauro dopo la seconda guerra mondiale è stato possibile il recupero dell'originale e dal '58 il sito fuori dal centro di Istanbul è apprezzato nel mondo.
La conversione in moschea del monumento, vissuta in Europa come l'ennesima provocazione del presidente turco, si inserisce in una strategia tesa a tenere l'elettorato conservatore mentre la Turchia vive un momento di pesante crisi economica.