Cos'è LBCOIN, la nuova criptovaluta di stato della Lituania

Gediminas Avenue a Vilnius, Lituania, al tramonto. Foto scattata nell'aprile 2020
Gediminas Avenue a Vilnius, Lituania, al tramonto. Foto scattata nell'aprile 2020 Diritti d'autore Mindaugas Kulbis/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Mathieu Pollet
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Vi spieghiamo perché la mossa lituana va ben al di là del semplice esperimento da collezionisti e potrebbe avere ricadute sull'intero sistema bancario europeo

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La pandemia di Covid-19 sta accelerando gli investimenti da parte delle banche centrali nello sviluppo delle valute digitali. L'obiettivo è quello di incoraggiare sempre più persone a ricorrere ai pagamenti senza contanti.

Uno di questi progetti è guidato dalla Banca Centrale Lituana, che il 9 luglio ha aperto una prevendita per le prime monete digitali da collezione al mondo, chiamate "LBCOINs". 

L'operazione è stata lanciata nell'ambito della sperimentazione della tecnologia blockchain e delle valute digitali.

La Banca di Lituania (BoL) sta sviluppando il progetto dal marzo 2018, ma solo adesso è entrata nella fase finale di sperimentazione.

Come funzionerà?

Si tratta più di un esperimento che di un lancio ufficiale di una valuta commerciabile. Vanno in prevendita 24.000 LBCOIN digitali nella prima settimana, venduti in confezioni da 6 a 99 euro. 

Ogni gettone presenterà il ritratto di uno dei 20 firmatari della dichiarazione d'indipendenza della Lituania del 1918, suddivisi in sei categorie: sacerdoti, presidenti, diplomatici, industriali, accademici e funzionari comunali.

I collezionisti potranno scambiare sia i gettoni che i set specifici - una 'moneta' per ciascuna delle sei categorie - con una moneta d'argento fisica del valore di 19,18 euro. 

La BoL ha spiegato che "il loro uso come mezzo di pagamento non sarà incoraggiato", in quanto l'obiettivo è quello di  "coinvolgere più persone, soprattutto i giovani, nel collezionismo di monete", acquisendo al tempo stesso "preziosa esperienza e conoscenza nel campo delle monete digitali".

Che cos'è la blockchain?

Decentrata, sicura e criptata, per blockchain si intende una serie di dati temporali che vengono condivisi e autenticati da un gruppo di computer. 

La tecnologia è considerata rivoluzionaria perché aiuta a ridurre i rischi, offre trasparenza e non è di proprietà di una sola entità.

Secondo la consulente di Sinopé Conseil, Florence Presson, la necessità per la blockchain nasce dalla perdita di fiducia tra cittadini e istituzioni. 

"La gente tende a fidarsi più di un estraneo che di un'istituzione", dice Presson a Euronews. L'analista è fervente sostenitrice della "devoluzione della fiducia" basata sulla tecnologia blockchain e ritiene che potrebbero davvero trarne beneficio sia le amministrazioni che i cittadini, se applicata a documenti ufficiali: certificati di nascita, atti di vendita, e così via.

Il co-fondatore di Blockchain Partner, Alexandre Stachtchenko, ritiene che la Blockchain affronti anche altri problemi della Rete, come il trasferimento di valore verso qualcosa di raro, anzi, unico. "A differenza di un'email, una volta inviato un bitcoin, non è più possibile accedervi", spiega. 

L'esperto di blockchain nota con rammarico che "la discussione monetaria ha messo in ombra quella tecnica", con la blockchain spesso associata alle criptovalute e ai molto noti e criticati bitcoin. 

Perché gli Stati stanno puntando sulle criptovalute?

Stachtchenko ritiene che l'"iniziativa interessante e senza pretese" della BoL alimenterà il dibattito sulle criptovalute per "potersi così occupare, finalmente, dell'"elefante nella stanza". 

Entro la fine dell'anno dovrebbe essere lanciata Libra, la criptovaluta di Facebook: la sovranità monetaria dei governi viene rischia ora di essere messa in discussione in una delle sue principali prerogative, ovvero la gestione delle valute. 

Non c'è dubbio che altri paesi seguiranno da vicino questo esperimento. La corsa ad una banca centrale per le criptovalute (CBDC) sta infatti accelerando. 

In un rapporto pubblicato il 2 luglio, la Banca del Giappone ha annunciato l'avvio di una fase di test per l'introduzione di una CBDC.

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Un'indagine condotta nel gennaio 2020 dalla Banca dei Regolamenti Internazionali su 66 banche centrali ha mostrato che oltre l'80% di esse stava sviluppando una valuta digitale. 

Gli altri Paesi europei seguiranno l'esempio?

In un discorso alla conferenza virtuale Consensus 2020 dell'11 maggio, il vicepresidente del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea (BCE), Yves Mersch, ha riconosciuto che l'Europa dovrà essere "pronta ad abbracciare l'innovazione tecnologica finanziaria che ha il potenziale per trasformare i pagamenti e il denaro in modo più rapido e dirompente che mai".

Una posizione che rappresenta un cambiamento radicale in seno alla BCE, soprattutto se si considera che l'ex presidente Mario Draghi dichiarò nel 2017 che "nessuno Stato membro può introdurre la propria moneta; la moneta dell'eurozona è l'euro". 

Draghi stava rispondendo alla proposta del governo estone di promuovere la circolazione di una nuova criptovaluta. Tre anni dopo, a muoversi, anche se con cautela, è la Lituania.

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