L'Eurogruppo dice "sÌ" al Mes "soft" e rimanda l'eurobond

L'Eurogruppo dice "sÌ" al Mes "soft" e rimanda l'eurobond
Diritti d'autore Matthieu RONDEL/EU
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Di Diego Malcangi
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Accordo trovato all'Eurogruppo, ora la palla passa al Consiglio, cioè ai capi di Stato e di Governo. Mes con l'unica condizione di spendere quei fondi per la sanità. Reazioni dure dall'opposizione in Italia

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Nessuno (tra i partecipanti) può dirsi veramente soddisfatto e nessuno totalmente deluso, nell'accordo raggiunto all'Eurogruppo: accordo che prevede il ricorso al Mes, o Meccanismo Europeo di Stabilità - osteggiato fino all'ultimo da Paesi come Spagna e Italia - e non prevede invece la mutualizzazione di un debito europeo, ancorché specifico, come richiesto dagli stessi Paesi del Sud. Però è un Mes anomalo, con condizioni molto alleggerite, o quasi inesistenti. E comunque è un accordo: il contrario avrebbe fatto danni immediati. In Borsa.

"Il pacchetto che abbiamo approvato oggi - spiega Mario Centeno, presidente dell'Eurogruppo - vale il 4% dell'intero PIL europeo, più gli stabilizzatori automatici, piuttosto potenti, per proteggere le economie europee in caso di crisi. Tutto questo non ha precedenti, mai eravamo stati in grado di reagire così rapidamente in una crisi come questa".

Gli stabilizzatori automatici menzionati da Centeno sono principalmente legati all'azione d'acquisto da parte della BCE di titoli di Stato di un Paese messo sotto pressione.

Il presidente dell'Eurogruppo ha poi precisato: "l'unica condizione del Mes è che gli Stati spendano quel denaro per cure e prevenzione, o spese legate alla sanità".

La Francia si diceva pronta ad accettare il Mes solo se si fosse fatto contemporaneamente un eurobond, cioè una condivisione del debito europeo allocato alla crisi economica dovuta al Covid. Soluzione condivisa da Italia e Spagna. Ma l'Eurobond per ora non c'è.

"Da quando sono presidente dell'Eurogruppo non ho mai voluto comprimere il dibattito, ma nemmeno affrettare le conclusioni. Penso che dobbiamo essere pazienti", ha precisato Centeno.

In estrema sintesi, su questo punto l'accordo non c'è, perché Germania e Olanda non vogliono un debito comune che rischierebbe di aprire le porte a una deriva finanziaria, dal loro punto di vista. Cioè all'idea che si possa mutualizzare anche il debito pregresso, e questo è un tabù a Berlino come ad Amsterdam.

Berlino per la verità ha lasciato all'Olanda l'onere dell'opposizione totale, ma il risultato è lo stesso.

Oltre al Mes da 240 miliardi il pacchetto prevede il Sure, cioè 100 miliardi per la cassa integrazione (90 meno del previsto), 200 miliardi per le imprese dalla Banca Europea per gli Investimenti. Mentre resta in sospeso il fondo per la ripresa chiesto dai francesi, che dovrebbe essere alimentato da debito comune.

E la palla passa ora ai capi di Stato e di Governo.

Le reazioni alle decisioni dell'Eurogruppo sono sempre difficili, perché si tratta di un formato semi-ufficiale dell'Unione europea e solitamente confidenziale: tipicamente, dopo una riunione dell'Eurogruppo, le opposizioni reagiscono più a rumors o impressioni di massima, piuttosto che a verbali o documenti ufficiali che non esistono.

Vi sono le dichiarazioni dei partecipanti, i documenti preparatori (non proprio espliciti, spesso - come in questo caso e qui trovate la pagina di sintesi -).

Visto il tenore del dibattito dei mesi scorsi sulla riforma del Mes, comunque, è evidente che le reazioni delle opposizioni in Italia siano piuttosto dure, come si vede per esempio dai toni della Lega, che parla di "seconda Caporetto" (e Salvini a caldo ha chiesto la testa del ministro Gualtieri).

Ricordiamo che il dibattito degli scorsi mesi era legato alla riforma del Mes, e che il meccanismo ipotizzato dall'Eurogruppo fa riferimento alla forma attuale del Mes (che pure trovava Lega e M5S contrari).

Ma perché le opposizioni (oltre alla Lega, anche FI e FdI in Parlamento, ma anche i Comunisti di Rizzo ed altri a sinistra) sono così ostili al ricorso al Mes anche se depurato dalle condizioni più "pesanti", quelle che implicano un controllo serrato dell'Europa sui conti pubblici italiani?

In fondo, in questo caso la proposta prevede un Mes con l'unica condizione di spendere quel denaro per la sanità e non per altro (i Paesi del Nord solitamente temono che l'Italia usi i fondi comuni per tappare i propri buchi di bilancio o risistemare il debito, cosa che dovrebbe fare con soldi propri).

"Sul Mes è stata eliminata ogni condizionalità, si è introdotto uno strumento facoltativo, una linea di liquidità fino al 2% del pil, che può essere attivato senza condizione", ha commentato in mattinata il Ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri.

Perché no, allora? Al di là di quelli che possono essere i posizionamenti più o meno tattici o anche pregiudiziali, ci sono alcune ragioni spiegate da economisti d'area come Bagnai, Malvezzi ed altri. In estrema sintesi:

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- si tratta di debito senior, cioè prioritario rispetto al resto del debito pubblico; e questo potrebbe comportare conseguenze sui Btp, che vedrebbero aumentato il rischio (perché in caso di crisi conclamata i creditori potrebbero comunque imporre una ristrutturazione del debito pubblico);

- quella parte del debito pubblico non sarebbe riconvertibile in lire (o altra moneta nazionale) in caso di uscita dell'Italia dall'area euro o dall'UE (e si tratterebbe quindi di un mezzo per impedire l'eventuale italexit);

- si tratta di un meccanismo solo in parte finanziato dagli Stati membri, per 80 miliardi (27 Germania, 20 Francia, 14,3 Italia, e via via le altre quote) su una "potenza di fuoco" totale da 700 miliardi. Il resto viene raccolto sui mercati finanziari attraverso l'emissione di propri bond. Le condizioni reali non sarebbero quindi imposte da scelte politiche e democratiche, ma dai mercati finanziari; e proprio per soddisfare le esigenze del mercato, le condizioni decise all'inizio possono essere modificate in qualsiasi momento. Quindi dire ora "non ci sono condizioni, o ce n'è solo una" non impedisce che ve ne siano altre domani.

Come detto, è impossibile conoscere ora i dettagli di un accordo peraltro ancora in divenire, perché deve essere precisato a livello tecnico e convalidato dal massimo livello politico, cioè il Consiglio Ue. E non è detto che quegli ostacoli non possano essere rimossi, o che possano essere date le garanzie del caso.

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