La pace monca in Afghanistan

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Di Eloisa Covelli Agenzie:  Aptn, Afp
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Gli Usa firmano un accordo con i talebani, che mette fine a una guerra durata 18 mesi, ma nulla prevede sui diritti civili degli afghani

Gli Stati Uniti hanno firmato il 29 febbraio 2020 un accordo di pace con i talebani a Doha che pianifica il ritiro dei soldati statunitensi e dei loro alleati entro 14 mesi. In cambio i talebani devono rompere con i terroristi e lottare contro l'Isis. L'accordo non prevede però il rispetto dei diritti civili, per questo molti afghani temono un ritorno del regime.

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Gli Stati Uniti hanno firmato a Doha un accordo di pace con i militanti talebani, con l'obiettivo di porre fine a 18 anni di spargimenti di sangue in Afghanistan e consentire alle truppe statunitensi di tornare a casa dalla più lunga guerra statunitense. In base all'accordo, i talebani promettono di non permettere agli estremisti di usare il Paese come terreno di sosta per attaccare gli Stati Uniti o i loro alleati. Entro 135 giorni le truppe straniere saranno ridotte a 8.600. Il ritiro completo è previsto entro 14 mesi.

Le truppe in campo

Attualmente ci sono più di 16.500 soldati che prestano servizio sotto la bandiera della NATO, di cui 8mila americani. La Germania ha il contingente più grande, con 1.300 truppe, seguita dalla Gran Bretagna con 1.100. In tutto, 38 paesi della NATO sono presenti in Afghanistan. L'alleanza ha ufficialmente concluso la sua missione di combattimento nel 2014 e ora fornisce addestramento e supporto alle forze afghane. Gli Stati Uniti hanno un contingente separato di 5mila truppe schierate per svolgere missioni antiterrorismo e fornire supporto aereo e di terra alle forze afghane quando richiesto.

Bastone e carota

Dall'inizio dei negoziati con i talebani, gli Stati Uniti hanno intensificato i loro attacchi aerei sui talebani e su una consociata locale dello Stato islamico. L'anno scorso le forze aeree statunitensi hanno lanciato più bombe sull'Afghanistan rispetto a qualsiasi anno dal 2013. Sette giorni fa, i talebani hanno iniziato un periodo di ``"riduzione della violenza'', un prerequisito per la firma dell'accordo di pace.

Tutto iniziò nel 2001

Il presidente George W. Bush ordinò l'invasione dell'Afghanistan in risposta agli attacchi dell'11 settembre 2001, perché i talebani hanno dato ospitalità ad Osama bin Laden e ai suoi. Ci sono voluti solo pochi mesi per rovesciare i talebani, ma la guerra si è trascinata per anni. I talebani attualmente dominano oltre la metà del paese. Nella guerra sono morte decine di migliaia di persone.

La promessa di Trump

Trump ha ripetutamente promesso di far uscire gli Stati Uniti dalle sue ``"guerre senza fine'' in Medio Oriente e il ritiro delle truppe potrebbe fornire una spinta mentre cerca la rielezione in una nazione stanca del coinvolgimento in conflitti lontani.

Lo scorso settembre, con breve preavviso, Trump ha annullato quella che doveva essere una cerimonia di firma con i talebani a Camp David dopo una serie di nuovi attacchi talebani. Ma da allora ha sostenuto i colloqui condotti dal suo inviato speciale, Zalmay Khalilzad.

Il futuro dell'Afghanistan

Le prospettive per il futuro dell'Afghanistan sono incerte. L'accordo pone le basi per colloqui di pace che coinvolgono le fazioni afghane, che probabilmente non saranno facili. In base all'accordo, 5mila talebani saranno rilasciati dalle carceri gestite dall'Afghanistan. Ma il presidente afgano Ashraf Ghani ha sottolineato che non tocca agli Usa stabilire quale sarà il destino dei prigionieri fondamentalisti.

I diritti delle donne

I diritti delle donne in Afghanistan sono stati una delle principali preoccupazioni sia dell'amministrazione Bush che di Obama. "The Atlantic" ricorda come Hillary Clinton, segretaria di Stato sotto l'amministrazione di Obama, aveva imposto il rispetto dei diritti delle donne come pre-condizione per un cessate il fuoco, ma quella trattativa non aveva portato a nulla.

Molti ora temono che torni una rigida Sharia a discapito soprattutto delle donne, che - durante il regime dal 1996 al 2001 - non avevano praticamente diritti. Dopo la firma dell'accordo l'agenzia Efe ha fatto un'importante intervista al portavoce dei talebani, che ha smentito la possibità di un ritorno al passato. Ma anche prima del regime del 1996 i talebani si erano conquistati la fiducia del popolo con espressioni di apertura del genere:

Non abbiamo alcun problema se le donne vogliono avere un'istruzione o un lavoro, hanno anche il diritto di ricevere l'eredità e scegliere i loro mariti
Suhail Shaheen
portavoce dell'ufficio dei talebani a Doha
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