Calabria: altri esponenti di destra affiliati alla ndrangheta

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Di Paolo Alberto Valenti
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La politica reclutata dalla ndrangheta e non è una novità, il sistema è lo stesso

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La squadra mobile di Reggio Calabria ha effettuato perquisizioni e sequestri di imprese e società nel quadro dell'operazione contro la cosca degli Alvaro. Impiegati circa 100 uomini e donne della polizia di Stato. 65 ordinanze di custodia cautelare a carico di capi storici, elementi di vertice e affiliati a un "locale" di ndrangheta, fra loro il consigliere regionale Domenico Creazzo di Fratelli d'Italia, sindaco di Sant'Eufemia d'Aspromonte messo ai domiciliari.  Secondo gli inquirenti Creazzo "ha coltivato e realizzato il progetto di candidarsi e vincere le elezioni regionali del gennaio 2020. A tale scopo si è rivolto alla ndrangheta, ed in particolare a Domenico Laurendi, dapprima attraverso il fratello Antonino Creazzo, in grado di procacciare voti, in cambio di favori e utilità, grazie alle sue aderenze con figure apicali della cosca Alvaro e poi direttamente, al fine di sbaragliare gli avversari politici".

Implicato un esponente di Forza Italia 

La DDA diretta da Giovanni Bombardieri chiede l'autorizzazione a procedere anche contro il senatore di Forza Italia Marco Siclari per scambio elettorale politico-mafioso. La cosca aveva diversificato le sue infilatrazioni nell'apparato dello stato. Una copertura gobale.

Altri arrestati

Tra gli arrestati nell'operazione  denominata "Eyphemos" il vicesindaco Idà, in particolare, secondo l'accusa, avrebbe svolto il ruolo di capo, promotore ed organizzatore dell'associazione mafiosa, artefice di diverse affiliazioni che avevano determinato un forte attrito con le altre componenti del locale di ndrangheta eufemiese e l'alterazione degli equilibri nei rapporti di forza tra le varie fazioni interne. 

Nell'operazione sono rimasti coinvolti anche il presidente del Consiglio comunale, Angelo Alati, indicato quale mastro di giornata della cosca; il responsabile dell'Ufficio tecnico comunale, Domenico Luppino, ingegnere, referente della cosca in relazione agli appalti pubblici del Comune, e Domenico Forgione, inteso "Dominique", consigliere comunale di minoranza, che aveva il compito, secondo l'accusa, di monitorare gli appalti del Comune per consentire l'infiltrazione da parte delle imprese riconducibili alla 'ndrangheta.

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