Nel 2019, dopo la chiusura della rotta balcanica, gli ingressi sono aumentati di trenta volte. Siamo andati sulle tracce dei migranti, che sempre più spesso denunciano maltrattamenti al confine
Lo chiamano "il gioco", ma il viaggio dal Medio Oriente verso l'Europa, attraverso la Bosnia Erzegovina, è una scommessa pericolosa.
Per giorni i migranti devono inerpicarsi in montagna e attraversare boschi, con temperature sotto lo zero e senza equipaggiamento, adattandosi a dormire dove capita. È la porta di servizio all'Europa, la via da cui, dopo la chiusura della rotta balcanica, sono passati almeno 30 mila migranti nel 2019. L'anno precedente erano meno di mille.
Sulle tracce dei migranti
"Finora l'Unione europea ha stanziato 36 milioni di euro per assistere i migranti e i rifugiati, oltre a potenziare il controllo dei confini in Bosnia Erzegovina" dice Ana Pisonero, portavoce dell'Ue.
A vigilare sui confini sono le forze dell'ordine bosniache con quelle croate, che più volte sono state accusate di metodi discutibili.
L'inviata di Euronews Anelise Borges si trova nei dintorni di Bihac, vicino al confine. Arrivare in Italia da quel punto può richiedere 12 giorni di cammino: "Siamo a poche decine di metri dalla frontiera - dice - L'Unione europea inizia laggiù. E proprio qui la polizia croata avrebbe riportato indietro gruppi di migranti, senza ottemperare agli obblighi legali comunitari".
Respinti a colpi di manganello
La legge impone l'apertura di un procedimento per la richiesta di asilo, senza la quale i respingimenti sono illegali. Tuttavia i regolamenti di Dublino obbligano i migranti a restare nel Paese dove hanno presentato domanda, creando dei colli di bottiglia negli Stati di confine. È la stessa situazione in cui si trova l'Italia. Su una riforma si discute da anni senza arrivare a un punto di compromesso tra gli Stati membri, spesso per l'opposizione dei Paesi meno interessati dai flussi in arrivo, come quelli dell'Europa dell'est.
Ma le accuse alle forze dell'ordine croate sono ben peggiori, inclusa la repressione brutale dei migranti - che Zagabria respinge con fermezza. "Non ho visto le prove - dice l'europarlamentare croata Zeljana Zovko - So che ci sono molte associazioni che stanno raccogliendo testimonianze di questi maltrattamenti ma sono anche sospettosa. Lavoravo in un ufficio legale che si occupa di questioni migratorie quindi conosco bene questa materia".
Questione di sicurezza
Nonostante le denunce dei migranti si moltiplichino, le autorità locali mantengono il punto: la difesa dei confini è la priorità. "L'Unione europea deve capire che per proteggere la sua sicurezza deve trasformare la Bosnia, Serbia e Montenegro in una barriera invalicabile per i migranti", dice il ministro bosniaco Fahrudin Radoncic.
Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati 37 mila persone lasciano i loro Paesi d'origine ogni giorno. Tra questi c'è Hussein, uno dei tanti che tentano la via dei Balcani occidentali.
"Quanti anni hai?" gli chiede Anelise.
"Dodici", risponde.
Hussein è partito dal Pakistan, come molti migranti che percorrono questa rotta e ha viaggiato da solo. È malato e spera di entrare in Europa, ma almeno per oggi deve rinunciare al suo sogno e sta tornando sui suoi passi.