I profughi bloccati nei campi bosniaci.
Unite da un muro: è il paradosso di Slovenia e Croazia che, lungo la recinzione metallica che segna il confine tra i due Paesi, pattugliano insieme per impedire ingressi incontrollati di profughi. Il problema, che non viene eliminato, si sposta in Bosnia dove si riversano e fermano i migranti nel tentativo di raggiungere l'Europa occidentale.
La Slovenia ha dunque deciso di potenziare la barriera difensiva e di utilizzare i droni per meglio controllare le frontiere. Secondo il ministro dell'interno sloveno, si tratta di un provvedimento necessario perché gli attraversamenti illegali sono aumentati di quasi il 50 per cento rispetto ai dati dell'anno scorso.
Ampio dispiegamento di mezzi e uomini anche in Croazia dove le guardie di frontiera sono stabilmente impiegate per impedire il transito dei profughi. Dalla chiusura della cosiddetta rotta balcanica che dalla Grecia procedeva attraverso la Macedonia, la Serbia e l'Ungheria, i rifugiati stanno ora attraversando la Bosnia, la Croazia e la Slovenia per raggiungere l'Europa occidentale.
Il campo bosniaco Velika Kladusa, che si trova a pochi chilometri dal confine con la Croazia, ospita circa 500 migranti. Molti di loro sono bloccati da anni: non possono andare oltre a causa dei controlli di frontiera sempre più severi. La situazione sta diventando ogni giorno più drammatica. Gli scontri e le tensioni tra polizia e migranti sono all’ordine del giorno. I funzionari dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni della Bosnia-Erzegovina hanno dichiarato di temere che il numero di persone bloccate nel paese continui ad aumentare, mettendo a dura prova la tenuta del sistema.