Trump canta vittoria: "L'impeachment è stata una vergogna"

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Diritti d'autore AP Photo/ Evan Vucci
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Di Euronews
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Trump canta vittoria: "L'impeachment è stata una vergogna"

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"Quella nei miei confronti è stata una caccia alle streghe". Donald Trump rispolvera uno dei suo slogan preferiti nella prima conferenza stampa dopo l'assoluzione nel processo di impeachment. Per rinnovare il repertorio retorico ci sarà tempo, ora - come ha ammesso lo stesso Trump - è il momento di godersi una vittoria considerata da molti un trampolino di lancio verso le presidenziali di novembre.

"L'impeachment è stata una vergnogna, un'indagine malvagia fatta di corruzione e poliziotti cattivi - ha detto Trump durante la conferenza stampa alla Casa Bianca - una storia di bugiardi e spioni. Tutto questo non dovrà mai succedere a un altro Presidente. Non so se un altro Presidente sarebbe stato in grado di sopportarlo".

"Ho passato l'inferno, ingiustamente. Non ho fatto nulla di male. Ho fatto cose sbagliate nella mia vita, lo ammetto, anche se non di proposito. In questo caso l'esito non poteva che essere questo", ha detto il presidente mostrando la prima del Washington Post che titola Trump assolto.

Trump ha poi definito la speaker della Camera Nancy Pelosi "una persona orribile". Pochi minuti prima la parlamentare democratica aveva rinnovato le sue accuse nei confronti del presidente. "Il fatto che sia stato assolto dal Senato non cambia la sostanza - ha detto Pelosi - sarà per sempre un presidente sottoposto ad impeachment, può dire quello che vuole e mostrare tutte le prime pagine del mondo, ma non cambierà nulla".

"Non si libererà mai di questa macchia - ha aggiunto la speaker, che martedì aveva strappato i fogli con il discorso di Trump dopo il suo discorso sullo stato dell'Unione  - passerà alla storia come un presidente messo sotto accusa per avere minato la sicurezza del nostro Paese, messo a repentaglio l'integrità del sistema elettorale e violato la Costituzione degli Stati Uniti".

Mercoledì il Senato ha assolto Trump dalle accuse di abuso di potere e ostruzione al Congresso al termine di un processo durato una ventina di giorni. Un esito prevedibile nell'aula a maggioranza repubblicana, dove solo uno dei senatori repubblicani, Mitt Romney, ha votato a favore della rimozione del presidente.

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