La resurrezione del "Tempesta ritrovato"

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Di Diego Giuliani
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Dismesse da un museo di Budapest e poi perse in un magazzino, tornano in mostra delle rare opere del pittore e incisore fiorentino. A impreziosirle e renderle uniche un suggestivo sfondo in lapislazzuli che si impone come protagonista

La magia dei lapislazzuli che esalta colori e pittura

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Dismesse da un museo di Budapest, condannate come irrecuperabili e poi salvate grazie a passione e testardaggine dei restauratori. Sono le opere di Antonio Tempesta, dopo oltre mezzo secolo di nuovo in mostra nella capitale ungherese. A renderle uniche, nella produzione del pittore e incisore fiorentino del primo Barocco, la scelta di realizzarle su una lastra di lapislazzuli. Un materiale che spicca anche nella gamma di sfondi in pietra, a cui lui stesso aveva ampiamente fatto ricorso, rilanciando una moda tardorinascimentale. "Quest'opera è decisamente particolare - ci dice il curatore della mostra, Miklós Gálos -, anche nell'ambito della sua produzione su pietra. E questo perché Tempesta solitamente dipingeva su marmi, alabastri e altre pietre".

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Dismesse, date per irrecuperabili e poi salvate: la miracolosa parabola delle opere in mostra

E particolare è anche la storia di quest'opera: dopo la rivoluzione del 1956, il Museo d'arti applicate di Budapest la giudicò in troppo cattivo stato e se ne liberò. A salvarla furono però gli stessi suoi dipendenti, che la misero al riparo in un magazzino. Da allora più nessuna traccia fino al ritrovamento di pochi anni fa: tempo e spostamenti a cui era stata sottoposta, avevano però lasciato il segno. Missione impossibile, il primo verdetto dei restauratori. Passione e dedizione hanno però poi fatto il miracolo. "Il tema di quest'opera è senza dubbio la creazione - ci dice la restauratrice Ágnes Kuna -: la creazione di Dio, o della natura, se vogliamo. Anche nel suo stile, incarna però una creazione altrettanto unica: a renderla tale è la scelta di uno sfondo in lapislazzuli. Una pietra che con i suoi colori si integra alla pittura stessa, regalandole una luminosità del tutto particolare". In alcuni punti è addirittura impossibile capire se quanto vediamo siano i colori della pittura o quelli della pietra stessa. Tempesta ha giocato su questo, a volte a limitandosi ai soli contorni e lasciando il resto all'immaginazione".

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