Spagna: partenza in salita per il governo Sanchez

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Catalani in fibrillazione per la decisione della giunta elettorale di estromettere il presidente del governo catalano dal Parlamento

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Indipendentisti catalani in fibrillazione. La Giunta elettorale centrale spagnola ha deciso che il Presidente del Governo catalano Quim Torra sia estromesso dal Parlamento dopo una condanna all'interdizione dai pubblici uffici per 18 mesi, condizione che dovrebbe portarlo a lasciare anche la presidenza della Generalitat.
La stessa giunta conferma che Oriol Junqueras, in carcere dal 2017 per il tentativo di secessione, non potrà ricoprire la carica di deputato al Parlamento europeo.
Quim Torra contesta la decisione, avendo già presentato ricorso contro la sentenza alla Corte suprema, e convoca per la sera del 3 gennaio un Consiglio straordinario. Davanti alla Generalitat si è raccolto intanto un migliaio di suoi sostenitori. Quim Torra era stato condannato prima di Natale per 'disobbedienza', dopo essersi rifiutato di togliere dalla facciata del palazzo della Generalitat (il governo della Catalogna), durante il periodo elettorale, degli striscioni che invocavano la libertà per gli indipendentisti in carcere.

Governo in forse dopo la decisione della Giunta elettorale centrale spagnola

Trema quindi l'accordo che i socialisti hanno fatto con Esquerra Republicana de Cataluña, che ha promesso l'astensione dei suoi 13 deputati per consentire l'investitura del governo Sanchez in cambio di un tavolo di negoziazione della Catalogna. Tavolo che comunque non aprirebbe la porta dell'indipendenza. Il travaglio per il parto del nuovo governo potrebbe quindi non essere ancora finito.
Prima dell'esclusione di Torra, sembrava che l'impasse si fosse rotto. L'accordo con la sinistra catalana sull'astensione al voto di fiducia al governo avrebbe garantito il via libera all'esecutivo targato PSOE-Podemos. La 'road map' prevedeva un epilogo entro pochi giorni con il sì al mandato del premier incaricato Pedro Sánchez il 7 gennaio.
Sánchez conta sull'appoggio del proprio partito, di Podemos - con cui governerà in coalizione - di una manciata di gruppi più piccoli e - prima della decisione della Giunta elettorale centrale spagnola - sulla fondamentale astensione dal voto di fiducia della sinistra indipendentista catalana.

I negoziati in salita con gli indipendentisti catalani

Il Partito socialista si preparava a iniziare nel weekend il dibattito sull'investitura di Sánchez con due accordi in essere e un messaggio chiaro: il no al referendum per l’autodeterminazione in Catalogna. Il chiarimento era arrivato dopo il patto siglato con Esquerra Republicana. L'accordo prevedeva l'apertura di un tavolo negoziale entro quindici giorni dalla formazione del governo e una consultazione affinché i cittadini catalani si esprimano in merito agli accordi raggiunti durante questi colloqui.

“Il patto con ERC minaccia la sovranità nazionale”, aveva twittato il presidente del Partito PopolarePablo Casado Blanco a cui ha fatto eco Ciudadanos tramite la sua portavoce Ines Arrimadas che ha scritto: "Dopo il partito nazionale basco, l’accordo è una bomba contro l’ordine costituzionale perché riconosce che c’è un conflitto politico tra Spagna e Catalogna, apre la porta alla secessione e non menziona la Costituzione".

Risorse addizionali per questo articolo • Ansa

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