Terra avvelenata, il film che denuncia i danni dell'agricoltura intensiva

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Di Giulia Avataneo
Terra avvelenata, il film che denuncia i danni dell'agricoltura intensiva

L'agricoltura intensiva è responsabile della distruzione del terreno. In gran parte dei campi la fascia fertile si limita ai 20 centimetri superficiali. L'allarme ambientale arriva da un documentario girato in Ungheria, dall'eloquente titolo Terra avvelenata. Presentato martedì 10 dicembre, si propone di iniziare a suggerire un cambiamento a chi si occupa di coltivazione. 

Il regista, Gábor Mihály Mihály Kővári, dice: "Se il nostro film riesce a convincere le persone che vivono in campagna a pensare diversamente, a capire che c'è un'alternativa per produrre cibo in modo più sano, a lavorare la terra senza danneggiare la natura, allora vale la pena fare un tentativo".

Il pioniere dell'agricoltura naturale

Tra i personaggi principali del documentario è Iván Gyulai, un docente di ecologia che da anni sperimenta nella sua proprietà. Pioniere di un'agricoltura libera dalla chimica è convinto anche che l'aratura sia superflua, anzi controproducente: "È un lavoro del tutto superfluo- spiega - l'unico effetto che provoca è quello di danneggiare il terreno. Dopo 4 anni di produttività ridotta il terreno si può rigenerare da solo".

II suolo, ha dimostrato Gyulai, dopo un lungo periodo senza trattamenti invasivi recupera la sua umidità e torna a vivere. 

Questo tipo di agricoltura biologica, spinta fino all'estremo, rimane nel film solo una speranza. L'opera infatti lascia pochi dubbi sul fatto che un'industria alimentare orientata al profitto diventi improvvisamente sensibile alle necessità della natura. Forse l'unica soluzione è una svolta dall'alto.