Libano, il premier dopo Hariri sarà per forza un sunnita

Il Libano è un mistero politico scolpito da grandi montagne, bagnato dal mediterraneo e circondato da nemici. Con le dimissioni del primo ministro sunnita, Saad Hariri, cresce il malumore popolare, infatti le manifestazioni non cessano, ma l'ira si placa, e la polizia ha potuto togliere in tutta tranquillità le barricate.
Il passo indietro di maretedì compiuto dal premier non porta a nulla di buono a detta di molti, sia per il presidente, il cristiano Michel Aoun, che per la milizia sciita filo-iraniana Hezbollah, autentico stato nello stato, ed esercito fuori dall'esercito. Gli sciiti vedevano infatti nel molto laico sunnita Hariri, un garante di equità tra le varie fazioni di cui è composto il piccolo paese vicino-orientale.
I beritensi leggono i giornali, che vaticinano un governo Saad Hariri 2, composto da tecnici, oppure un esecutivo guidato dall'attuale ministro dell'interno, Raya al Hassan, anch'egli sunnita e apprezzato per la calma e la neutraità mostrata dalle forze dell'ordine. Infatti martedì quando i militanti di Hezbollah hanno attacato i manifestanti, la polizia non ha mosso un dito.
Anche la piazza che protesta pensa che le dimissioni di Hariri siano un sacrificio inutile che non serve a risolvere i problemi strutturali di cui soffre il Paese dei cedri.