Brexit: il premier Johnson contestato a Manchester

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Di Euronews
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Regno Unito diviso sul 'no deal', in vista della scadenza del 31 ottobre

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Tutto in soli due mesi. A Boris Johnson sono bastati 60 giorni per perdere 23 deputati ribelli e sei votazioni su sei alla Camera dei Comuni, oltre a incassare il verdetto della Corte Suprema britannica, che ha giudicato illegale la sospensione del Parlamento. E, nonostante questo, il premier britannico resta ancorato all'idea di una Brexit il 31 ottobre, come ribadito all'intervista rilasciata alla BBC.

"Credo che sia mia responsabilità farlo e penso che - ha detto Johnson - sia nostro compito fare in modo che la Brexit si concluda il 31 ottobre perché il Paese possa andare avanti. In nessun caso permetteremo che il Regno Unito rimanga intrappolato nella proposta esistente, con le disposizioni che prevedono la permanenza nella struttura tariffaria europea, nell'unione doganale, nel mercato unico senza alcuna voce in capitolo. Dobbiamo liberarci del cosiddetto backstop".

Ma, per ora, il Regno Unito sembra diviso sulle sorti del premier, duramente contestato al suo arrivo a Manchester. "Hai mentito alla regina, hai mentito al popolo", sono stati gli slogan dei manifestanti, che si oppongono alla Brexit no deal.

Graham Hughes, organizzatore della marcia "Manchester per l'Europa" e sostenitore del 'Remain', ha ribadito l'opposizione alla politica portata avanti da Johnson: "Stiamo mettendo dei cartelli che indicano chiaramente che Boris Jonson non è il benvenuto a Manchester - ha commentato - Manchester, come Liverpool, ha votato a stragrande maggioranza per rimanere nell'Unione Europea".

Difficile sbrogliare la matassa, ancor più se a doverlo fare è il Parlamento a cui Johnson ha lanciato la sfida: o mi sfiduciate o vi fate da parte. La frattura nel Paese è comunque marcata, con i sostenitori della Brexit a ogni costo che fanno sentire la loro voce, che - spiegano - "è quella delle 17,4 milioni di persone che hanno votato per lasciare l'Unione Europea".

Le difficoltà del premier nella gestione della crisi Brexit non hanno minato il consenso dei Conservatori, che i sondaggi confermano prima forza politica del Regno Unito.

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