L'utopia dell'uomo totale nel ricordo di D'Annunzio

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Di Paolo Alberto Valenti
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Le immagini del Vate, ripescate negli archivi, sono i souvenir di un'epoca in cui il decadentismo giocava la sua carta del riscatto sociale

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Il solco di Gabriele D'Annunzio nella letteratura dipende dalla rivoluzione che impose al ruolo dell'artista intellettuale diventato con lui protagonista a pieno titolo della storia sociale e della guerra.

Per domare il cavalier progresso

Davanti al cavalier progresso della borghesia e le sue macchine il poeta (uomo totale) trasforma il decandentismo in una occasione di vita assoluta con un misto di ribellione e condiscendenza. Le sue muse, che gli facevano scrivere fino a 20 mila versi l'anno, lo portano molto più in là della poesia, del teatro, delle opere.

L'uomo totale

Il Vate cavalcò quasi tutto. Negli anni della bella morte s'impose sulla ribalta di quel mondo che allora era sostanzialmente la vecchia l'Europa, pronta a disintegrarsi nel più spettacolare e globale conflitto che la storia abbia generato. Dopo la fuga in Francia nel 1910 ecco l'interventismo come prassi, le esoratazioni alla guerra contro l'Austria Ungheria.

D'Annunzio aviatore

D’Annunzio si arruola in aviazione. Nel 1916 un grave incidente che gli compromette in parte la vista. Ma l' ardore non si ferma nutrito di nazionalismo e futurismo. L'eroismo diventa il suo mestiere. La beffa di Buccari nel febbraio del 1918 lo vedrà penetrare con alcuni sommozzatori nel golfo di Fiume, controllato dagli austriaci. Pochi mesi dopo sorvolerà Vienna in aereo, lanciando volantini contro la dissennata politica ausburgica.

Il sogno letteraio non è che l'ombra della classicità

Il sogno letterario e libertario dell'impresa di Fiume è l'apogeo di una temerarietà che sfugge alla ragion di stato. La sua letteratura viene tacciata di essere cosa che "tanto suona e poco significa" ma in realtà il cuore della sua ispirazione tornava romanticamente all'antica classicità quando il poeta era anche la vera guida della comunità sociale.

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