Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si riunisce per la crisi in Kashmir

Sono centinaia le persone scese in strada a Srinagar, principale città del Kashmir indiano, per l'ennesima azione di protesta contro la situazione vigente nello Stato himalayano, al centro della crisi con il Pakistan per la decisione di Nuova Delhi di revocare lo status speciale del territorio.
I partecipanti alla protesta, che hanno lanciato pietre all'indirizzo delle forze dell'ordine, hanno sventolato bandiere verdi e cartelli recanti la scritta "Stop al genocidio".
Intanto, su richiesta di Cina e Pakistan, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito a porte chiuse per discutere la situazione in Kashmir per la prima volta dopo alcuni decenni.
"Oggi, il mondo intero sta discutendo della situazione dei diritti umani in Kashmir - dice MALEEHA LODHI, Rappresentante pakistana all'ONU - ed è una situazione spaventosa in termini di diritti umani, con violazioni compiute impunemente dall'India".
"È opinione generale dei membri del Consiglio di Sicurezza (UNSC) - ribadisce invece l'Ambasciatore cinese all'ONU, ZHANG JUN - che le parti interessate dovrebbero astenersi dall'intraprendere qualsiasi azione unilaterale che possa aggravare ulteriormente la tensione, già estremamente pericolosa".
L’India ha stanziato nella regione migliaia di soldati, imponendo un coprifuoco per evitare proteste violente.
In una visita a Pokhran, nell'India occidentale, intanto, il Ministro indiano della Difesa, RAJNATH SINGH, rendendo omaggio all'ex Premier VAJPAYEE, rilascia dichiarazioni sibilline e non propriamente concilianti.
"Per quanto riguarda la nostra politica nucleare - afferma - non abbiamo mai cominciato a belligerare per primi: tuttavia, ciò che accadrà in futuro dipenderà dalle circostanze".