Mentre si protesta in India e Pakistan per ciò che sta accadendo nella regione himalayana, le scuole riaprono ma le autorità indiane confermano il coprifuoco
Molte scuole primarie sono state riaperte nel Kashmir indiano, a seguito del parziale allentamento delle restrizioni imposte nel territorio.
A Srinagar, gli istituti pubblici riaperti sono in totale 190; quelli privati, invece, continuano a rimanere chiusi.
Nel distretto di Baramulla, sono pochi gli alunni tornati nelle classi: le forze dell'ordine presidiano la maggior parte della Valle del Kashmir, i mercati sono chiusi; i trasporti pubblici ancora fermi.
Sono giornate di proteste in India e Pakistan, contro presunte violazioni dei diritti umani in Kashmir, dopo la decisione da parte di Nuova Dehli di revocare l'autonomia alla regione.
Karachi, Srinagar e il coprifuoco
A Karachi centinaia di persone sono scese in strada: "Basta con i brutali omicidi", "Stop al genocidio", "Vogliamo la pace" si leggeva su alcuni cartelli.
Hanno fatto sentire la propria voce anche gli abitanti di Srinagar, capitale del Kashmir indiano, dove restrizioni alla libertà di movimento sono tornate in vigore, in diverse zone della città.
"Vogliamo la libertà. La libertà è un nostro diritto", grida un manifestante.
Quando sembrava che la situazione stesse quasi tornando alla normalità, riecco quindi il coprifuoco.
La causa, secondo le autorità indiane, è data dagli scontri avvenuti nel fine settimana.