Archi matti al Mittelfest

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Artisti estremamente ispirati, talenti che stupiscono per come sanno usare lo strumento. E a volte anche abusarne, in qualche modo.

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Se c’è uno spettacolo che teniamo a sottolineare, tra quelli visti all’ultimo Mittelfest, è sicuramente quello di Michele Marco Rossi, De culpa Sonoris.

Non è l’unico, ma la genialità con cui il giovane violoncellista ha interpretato il tema della leadership, creando per il festival un’approfondita analisi dei vari aspetti del potere, sul filo, verrebbe da dire, della rottura e delle corde, poco importa se quelle vocali o quelle dello strumento o quelle alle quali si finisce impiccati, merita una menzione particolare.

Usa e abusa dello strumento come un maestro consolidato e come un genio, canta e recita e impressiona. Non a caso viene definito il “nuovo Giovanni Sollima”, anche se i paragoni alla fine sono sempre riduttivi e portano spesso alla delusione. Perché alla fine è altro e anche altro da sé.

Altra cosa, terribilmente diversa nella sua genialità, anche Subverse, di Diamanda La Berge Dramm, considerata la star nascente del violino ma piuttosto completa anche con i piedi, per dirla così. Uno spettacolo presente a Cividale grazie all’alleanza con la Dutch Performing Arts, che nella rassegna friulana ha consentito di portare anche il Concertgebouw e il suo omaggio a Nina Simone e i Sentieri di legno – e qui dalle corde siamo passati alle percussioni, con sei percussionisti che ripercorrono le fase che portano dal legno allo strumento.

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