Al Mittelfest polemiche, pubblico e soprattutto Arte

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Più di 10.000 presenze a Cividale nei giorni del Mittelfest, incentrato quest'anno sul tema della leadership e con un focus dedicato alla Grecia: iniziato tra le polemiche, si è chiuso tra gli applausi.

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Più di diecimila presenze certificano il successo dell’edizione che si è chiusa pochi giorni fa a Cividale, in Friuli, del Mittelfest, uno dei più prestigiosi festival dell’Europa centrale. E lo è dal 1991, cioè da quando il crollo del muro di Berlino simboleggiò la fine dei regimi totalitari e delle divisioni nel continente. Non mancano mai le polemiche e i grandi nomi, e in tutto questo si inserisce ogni anno la mano di un cuoco, capace di mescolare ingredienti estremamente vari, diversi, originali e farne un piatto apprezzabile nella sua complessità.

Da due anni lo chef è Haris Pasovic: il regista bosniaco l’anno scorso dedicò la sua prima edizione ai millennials, e ne derivò un’edizione dalla grande freschezza; quest’anno un tema più politico, quello della leadership, con un occhio particolare alla Grecia. Edizione più strettamente tematica, che ha generato anche sfide geniali di cui vi parleremo a parte, perché lo meritano.

A Pasovic naturalmente abbiamo chiesto quale sarà il tema della prossima edizione, e qui naturalmente ci siamo trovati davanti a un muro: sorridente, il regista risponde “lo so, ma non te lo dico”.

Ma dicevamo della Grecia: l’Antigone, chissà poi perché, è un nome capace di suscitare qualche nervosismo, ultimamente. Ma Constantinos Ntellas c’era prima che queste polemiche iniziassero, il suo è un progetto nato molti mesi fa.

Gli attori si presentano in scena, nella chiesa sconsacrata di San Francesco, vestiti con normalità odierna: una modernizzazione che sembra fermarsi lì, perché poi c’è una grande fedeltà al testo di Sofocle. Ma anche no.

Stesso ambiente, per uno spettacolo incredibilmente diverso: il potente Collina 731, di Aris Biniaris, sulla sconfitta delle truppe fasciste. Ma in realtà l’autore e interprete ci ha detto che si tratta di un inno ai morti, di entrambe le parti in conflitto.

E se l’Antigone modernizzata proprio non l’ha toccato, il tanto temuto tema dell’immigrazione, ci hanno invece pensato Anestis Azas e Podromos Tsinikoris, con la loro Clean City, che ha messo in scena cinque donne delle pulizie immigrate.

Un momento di poesia con la Breve guida per futuri funamboli, di Stathis Markopoulos, uno spettacolo che si rivolge sì ai più piccoli ma attraverso di loro rappresenta un invito a ritrovare in sé la parte libera.

Poi due spettacoli di danza, come Anonimo di Tzeni Argyriou e Bastet, di Marianna Kavallieratos, un forum sul festival ateniese delle arti digitali, e torniamo a Pasovic: è proprio il regista bosniaco a dialogare con Giorgos Papandreou, l’ex primo ministro ellenico.

Naturalmente, c’era molto altro oltre alla Grecia: restando in tema di momenti di discussione, un interessante intervento di Erri De Luca, seguito da un dibattito con il pubblico.

Anche con De Luca abbiamo scambiato due chiacchiere

Da Simone Cristicchi all’omaggio tributato a Nina Simone dal Concertgebouw olandese, dai sentieri di legno dello Slagwerk Den Haag a Subverse, sono state presentate praticamente tutte le ricette musicali. E poi teatro e danza d’ogni genere, con alcune prime assolute e molte prime nazionali, per un cartellone ricco, vario, e capace di attrarre pubblico e artisti da una ventina di paesi.

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