Turchia: 3 anni dal tentato golpe e le paure dei giornalisti

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Di Simona Zecchi
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Il Ponte dei Martiri, a Instanbul, ex Ponte del Bosforo, è uno dei punti d'incontro per la commemorazione del colpo di stato del 15 luglio 2016 in Turchia, che comprende oltre 1000 eventi in tutto il Paese.

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Il Ponte dei martiri, a Instanbul, è uno dei punti d'incontro per la commemorazione del tentativo del [colpo di stato del 15 luglio 2016](colpo di stato del 15 luglio 2016) in Turchia, che comprende oltre 1000 eventi in tutto il Paese.

Almeno 250 persone e oltre 2000 feriti, il bilancio tragico di tre anni fa che verrà ricordato anche da un discorso del presidente turco Erdogan, presso l'aereoporto Ataturk ora chiuso al traffico commerciale.

REUTERS/Umit Bektas

A restare alte sono tuttavia le preoccupazioni dei giornalisti turchi:

"Sono stato in carcere perché sono un giornalista. Questo è il punto. Sapevo che sarei uscito un giorno o l'altro. Ho aspettato facendomi forza e poi mi hanno rilasciato" ha riferito uno di loro, Tunca Ogreten.

Sono state, infatti, decine i giornalisti arrestati durante il tentato golpe. Fatih Polat direttore di un quotidiano è uno di loro ed è stato in carcere cosi tante volte da non poterle contare più.

"Prima del colpo di stato c'era della pressione - ha detto Piolat - ma dopo questa pressione non ha fatto altro che intensificarsi e aumentare, certo il governo preferisce focalizzarsi sull'anniversario anziché parlare di questo".

E l'aspetto commemorativo è sottolineato dalla presenza di diverse installazioni e musei in tutta la città e nel Paese, presenze che fotografano i momenti crudi del golpe: sono state oltre 70mila le persone incarcerate in tutto, mentre 150mila hanno subito licenziamenti o sospensioni dalle loro funzioni. Il governo ha giustificato tutto questo con la necessità di sicurezza seguite al golpe.

"I giornalisti che fanno il loro lavoro come dovrebbero sentono sempre su sé stessi il senso di minaccia e di persecuzione che li rincorre, e questo sia che debbano riferire i fatti sia che debbano scrivere dei commenti. Ogni giornalista è ben cosciente del fatto che un tweet possa scatenare il proprio arresto", lo riferisce il rappresentante del Comitato per la protezione dei giornalisti Ozgur Ogret.

E' di pochi giorni fa, inoltre, la notizia dell'esistenza di un documento preparato da un think tank turco contenente una lista di giornalisti che avrebbero posizioni viziate da pregiudizi contro il govern.

"Molti i giornalisti oggi tuttora in carcere e molti invece, indipendenti e coraggiosi che sono considerati prigionieri potenziali perché fuori. Temo per tutti loro: per quelli fuori e quelli dentro" ha affermato Tunca Ogreten tornando sull'argomento.

Le autorità di Ankara accusano da sempre il predicatore islamico Fethullah Gulen di essere la mente del tentato golpe e chiedono a Washington la sua estradizione. Gulen, dal canto suo, ha sempre negato le accuse e finora Washington ha respinto le richieste di estradizione provenienti da Ankara.

Prosegue intanto la consegna in Turchia delle componenti del sistema missilistico russo di difesa  antiaerea S-400, iniziata venerdì scorso che oggi 15 luglio ha visto anche l'arrivo dell'ottavo aereo proveneiente dalla Russia. Tra assemblamento delle componenti e addestramento dei militari, gli S-400 dovrebbero essere operativi all'inizio dell'autunno.

Gli Stati Uniti si sono opposti con forza a questo accordo, ritenendo i missili russi un rischio per i sistemi Nato e minacciando Ankara di sanzioni e dell'esclusione dal programma dei suoi cacciabombardieri F-35.

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