Tensioni Usa-Messico, Lopez Obrador risponde a Trump: "Servono alternative ai dazi"

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Di Euronews
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Il presidente messicano invita al dialogo il suo omologo americano, che ha minacciato di imporre dazi su beni e servizi messicani a partire dal 10 giugno

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Un invito al dialogo e alla ricerca di soluzioni alternative. Sono le richieste avanzate venerdì sera dal presidente messicano Lopez Obrador al suo omologo Donald Trump, che poche ore prima aveva annunciato l'introduzione di dazi progressivi sui prodotti messicani a partire dal 10 giugno. Dazi che, ha spiegato Trump, continueranno a salire fino a che l'immigrazione clandestina non sarà bloccata.

Stando a quanto annunciato dal tycoon il primo aumento sarà del 5%. I dazi saliranno poi al 10% a luglio, al 15% ad agosto, al 20% a settembre e al 25% a ottobre. Lo scorso febbraio Trump aveva dichiarato lo stato di emergenza nazionale in modo da bypassare il Congresso e ottenere i fondi necessari a costruire il muro tra Stati Uniti e Messico. Ed è proprio in virtù dello stato di emergenza vigente che ha potuto fare ricorso ad una legge del 1977, l'International Emergency Economic Power Act, per introdurre le tariffe su beni e servizi messicani: la legge infatti consente al presidente di regolare direttamente il commercio durante un'emergenza nazionale.

"Sono mesi che avvisiamo il governo messicano - ha detto la portavoce del governo Usa, Sarah Sanders -. Glielo abbiamo chiesto ripetutamente e gli abbiamo detto che devono fare di più. In media una persona che attraversa il confine impiega 21 giorni per arrivare negli Stati Uniti. Le autorità messicane hanno tre settimane di tempo per bloccare queste persone, in particolare i gruppi più numerosi".

Lopez Obrador ha risposto alla minaccia di Trump con una lettera pubblicata sui propri canali social in cui invita al dialogo il presidente americano. "Agiremo con cautela e con rispetto nei confronti delle autorità degli Stati Uniti e del presidente Donald Trump", ha detto Lopez Obrador, per poi aggiungere che "le misure coercitive non portano a nulla di buono".

Dall'inizio della guerra commerciale con la Cina, il Messico è diventato il primo partner commerciale degli Stati Uniti. Stando al Rappresentante per il Commercio americano nel 2018 i due paesi si sono scambiati beni e servizi per un valore di 600 miliardi di euro. L'annuncio del presidente americano ha avuto come effetto immediato quello di far crollare il peso messicano, che è arrivato a perdere fino al 2,3%.

Lopez Obrador ha promesso ai migranti dell'America centrale un permesso di lavoro nel caso decidano di rimanere in Messico ma la sua amministrazione ha già fatto deportare 45mila clandestini

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