Libia: viaggio fra i più deboli

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Di Alberto De Filippis
Libia: viaggio fra i più deboli

È a Tripoli che molte famiglie di sfollati libici cercano rifugio. Anche nelle strade della capitale però, le truppe del generale Haftar combattono con quelle del governo Serraj. Nessun luogo è sicuro, tranne queste scuole adibite a rifugio

Una donna racconta il calvario attraversato: "Siamo rimasti chiusi in casa per 5 giorni, sotto le bombe mentre i carri armati erano dovunque tutt'attorno alla nostra abitazione".

Spesso queste strutture sono le uniche che lasciano una speranza a queste persone, quando tutte le altre porte si chiudono. Una parvenza di normalità per dei ragazzini che ne hanno già viste fin troppe, ma che almeno possono andare a scuola e avere un pasto caldo.

Alcune settimane fa il premier al Serraj aveva avvisato che sarebbero arrivate 800.000 rifugiati. Senza contare che la Libia è un punto di passaggio dei migranti e che la mancanza di una qualsiasi autorità l'ha di fatto trasformata in terra di nessuno.

Ed è in queste scuole che si ha un esempio di quello che potrebbe accadere: donne con bambini, spesso piccoli che cercano rifugio in quella che è a tutti gli effetti diventata una zona di guerra.

Strutture ormai affollatissime che ormai non riescono più a rispondere alle esigenze per cui sono state costruite e l'appello a un cessate il fuoco immediato delle Nazioni Unite che è fin qui caduto nel vuoto.