Libia: viaggio fra i più deboli

È a Tripoli che molte famiglie di sfollati libici cercano rifugio. Anche nelle strade della capitale però, le truppe del generale Haftar combattono con quelle del governo Serraj. Nessun luogo è sicuro, tranne queste scuole adibite a rifugio
Una donna racconta il calvario attraversato: "Siamo rimasti chiusi in casa per 5 giorni, sotto le bombe mentre i carri armati erano dovunque tutt'attorno alla nostra abitazione".
Spesso queste strutture sono le uniche che lasciano una speranza a queste persone, quando tutte le altre porte si chiudono. Una parvenza di normalità per dei ragazzini che ne hanno già viste fin troppe, ma che almeno possono andare a scuola e avere un pasto caldo.
Alcune settimane fa il premier al Serraj aveva avvisato che sarebbero arrivate 800.000 rifugiati. Senza contare che la Libia è un punto di passaggio dei migranti e che la mancanza di una qualsiasi autorità l'ha di fatto trasformata in terra di nessuno.
Ed è in queste scuole che si ha un esempio di quello che potrebbe accadere: donne con bambini, spesso piccoli che cercano rifugio in quella che è a tutti gli effetti diventata una zona di guerra.
Strutture ormai affollatissime che ormai non riescono più a rispondere alle esigenze per cui sono state costruite e l'appello a un cessate il fuoco immediato delle Nazioni Unite che è fin qui caduto nel vuoto.