Libia, battaglia a Tripoli per conquistare la città. Le milizie della Cirenaica si ritirano. I residenti raccontano di spari di arma da fuoco.
Libia, fallisce il tentativo di prendere Tripoli di Fathi Bashagha, eletto Primo ministro dal Parlamento di Tobruk, lo scorso febbraio.
Bashagha è arrivato questa mattina in città seguito da alcuni ministri e, soprattutto, da milizie a lui fedeli che si sono scontrate nel centro della città con quelle di Abdul Hamid Mohammed Ddeibah, premier riconosciuto dalla Comunità internazionale.
Per ora non ci sono numeri ufficiali di morti e feriti, ma i residenti raccontano di spari di armi da fuoco al punto che alcune scuole sono state costrette a sospendere le lezioni.
"Il conflitto non può essere risolto con la violenza, bensì con il dialogo e la mediazione", ha twittato questa mattina Stephanie Turco Williams, consigliere speciale del Segretario generale delle Nazioni unite per la Libia. "L'Onu ospiterà le parti in conflitto per aiutare il Paese a trovare un genuino, consensuale compromesso verso la stabilità e le elezioni".
Proprio l'impossibilità di garantire elezioni legittime e trasparenti che accontentassero le varie parti a dicembre, ha spinto gli oppositori di Ddeibbah a non ritenere legittimo il suo governo, che di fatto controlla una sola parte del Paese: "Dobbiamo capire che in Libia ci sono due organi legislativi", spiega Malik Traina, giornalista di Al Jazeera. "C'è il Parlamento nell'est della libia, e l'Alto consiglio di stato a ovest".
Il primo ministro riconosciuto nell'est del Paese è inoltre supportato dal generale Haftar, l'uomo forte della Cirenaica che con le sue milizie, nel 2019, sembrava poter rovesciare il governo di un Paese che dalla destituzione nel 2011 di Muammar Gheddafi non ha ancora ritrovato una stabilità politica.
Nel 2014 era iniziata una guerra civile che sembrava potersi risolvere nel 2020.