Venezuela: la quiete prima della tempesta

A Caracas il clima è quello di una strana calma prima della tempesta. Nelle strade sembra essere tutto rientrato nella normalità dopo il tentativo fallito di colpo di stato organizzato dall'opposizione, guidata dal leader scarcerato Leopoldo Lopez e il presidente autoproclamato Juan Guaido'.
I presidi dell'opposizione restano, nonostante il rischio di ritorsioni: "Non ho paura - ci dice Josè - dipendente pubblico che guadagna 4 dollari al giorno - non è piu' tempo di avere paura, dobbiamo scendere in strada, cosa abbiamo da perdere? 18 mila bolivar del mio salario? e cosa dovrei farci? Assolutamente nulla".
Tutti i dipendeti pubblici sono stati chiamati ad incrociare le braccia dall'opposizione, obiettivo: arrivare in qualche giorno alla convocazione di uno sciopero generale dell'intero settore pubblico che dia la spallata finale al governo Maduro. Questi i piani di Lopez e Guaido', confermati da Rafael Veloz, parlamentare del partito Volontà Popolare: "Esercitando una pressione di questo tipo - spiega - il sistema puo' arrivare a cadere. Questo sistema, chiamato socialismo del XXI secolo, si trova in uno dei momenti peggiori della storia degli ultimi 20 anni".
Ma in un'intervista esclusiva all'agenzia di stampa spagnola EFE, Leopoldo Lopez non arretra e conferma che l'intervento militare straniero per abbattere il regime non è affatto un tabu', ma al contrario fa parte delle opzioni costituzionali in campo.
Secondo quanto riferisce l'inviato di Euronews a Caracas, Victor Estepa: "Il presidente Maduro ha chiamato i suoi sostenitori a una due giorni di dibattito interno. Obiettivo della consultazione è preparare un piano di riforma della rivoluzione venezuelana che metta a tacere le polemiche interne. Dall'altra parte, l'opposizione annuncia nuove mobilitazioni nei prossimi giorni".