Brexit: sì di Westminster alla richiesta di un rinvio di tre mesi

 Brexit: sì di Westminster alla richiesta di un rinvio di tre mesi
Diritti d'autore Theresa May lascia Westminster dopo il voto - Reutersx
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Di Lillo Montalto Monella
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Due gli scenari, adesso: o l'accordo di Theresa May già bocciato due volte viene approvato entro il 20 marzo, oppure dovrà indicare delle chiare ragioni alla Ue per un'estensione del periodo di permanenza dopo il 30 giugno 2019. Ma in quel caso il Regno Unito dovrebbe partecipare alle Europee.

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Il Parlamento britannico ha dato il via libera alla richiesta all'Ue di un rinvio "breve" della Brexit e a un nuovo voto di ratifica sull'accordo raggiunto con Bruxelles da Theresa May. I voti favorevoli sono stati 412, quelli contrari 202. Questa parziale vittoria, la prima degli ultimi mesi, le consentirà di chiedere all'Ue un rinvio "breve" della Brexit, dal 29 marzo al 30 giugno. Di più non si poteva, con le elezioni europee alle porte. Importante sottolineare, inoltre, che l'aula di Westminster non si è pronunciata contro la Brexit. Ha solo chiesto più tempo per raggiungere un accordo diverso rispetto a quello stipulato dalla premier.

Cosa succede adesso

Due sono ora gli scenari possibili: o l'accordo di Theresa May, già bocciato due volte, viene approvato entro il 20 marzo, alla vigilia del Consiglio europeo alla quale il Primo ministro inglese parteciperà; oppure la premier dovrà indicare delle chiare ragioni alla Ue per un'estensione del periodo di permanenza oltre il 30 giugno 2019. In questo caso, però, le cose si complicherebbero perché la Gran Bretagna dovrebbe prendere parte alle elezioni per il prossimo Parlamento europeo. I Paesi della Ue al momento della formazione dell'organo legislativo, infatti, dovranno necessariamente esprimere i propri candidati alla consultazione.

Theresa May quindi proverà un'altra volta, settimana prossima, a fare approvare il suo accordo - condizione giudicata essenziale dalla Ue per concedere al Regno Unito la proroga. In caso di ennesimo fallimento, la premier dovrà cercare di ottenere un'estensione più lunga dei tempi dei negoziati. Ma cosa potrà mettere sul tavolo delle trattative?

Durante la terza serata consecutiva di votazioni a Westminster, i deputati britannici hanno inoltre deliberato che non si terrà un secondo referendum: è stato bocciato un emendamento presentato da un fronte di deputati favorevoli alla revoca della Brexit. In virtù della bocciatura di un altro emendamento, infine, lo scettro negoziale continuerà ad essere nelle mani del governo e non in quelle del parlamento, almeno fino all'uscita del Regno Unito dalla Ue.

La reazione della Ue: tutto dipende dal nostro sì

L'Unione europea ha reagito al voto di Westminster ricordando che il pallino delle trattative è saldamente nelle mani di Bruxelles. "L'estensione dell'articolo 50 richiede il voto all'unanimità dei 27 Paesi membri. Sarà il Consiglio europeo a considerare la richiesta, dando priorità alla necessità di assicurare il funzionamento delle istituzioni europee, le ragioni e la durata di una possibile estensione. Il presidente Juncker è in costante contatto con tutti i leader", scrive un portavoce della Commissione.

Quanto all'Italia, il ministro degli Esteri italiano, Enzo Moavero Milanesi, oggi si è detto favorevole alla concessione di una proroga.

Tutti bocciati gli emendamenti. Non ci sarà un secondo referendum

Erano 4 gli emendamenti promossi da deputati dell'opposizione o da Tory dissidenti dalla linea del governo ammessi oggi al voto dallo speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, prima della mozione governativa favorevole alla richiesta di un rinvio breve della Brexit e a un terzo tentativo di ratifica dell'accordo proposto da Theresa May.

Il primo, presentato da un fronte trasversale pro Remain, chiedeva che il rinvio fosse collegato alla convocazione di un secondo referendum sulla Brexit. ESITO:85 voti a favore, 334 contrari

Il secondo, firmato fra gli altri dai laburisti eurofili Hilary Benn e Yvette Cooper, mirava di fatto a togliere il controllo del negoziato con l'Ue al governo e a consentire che sia il Parlamento a proporre ipotesi di accordo diverse da quella della premier. ESITO: ❌ 312 voti a favore, 314 contrari

Il terzo, sostenuto dal leader del Labour, Jeremy Corbyn, suggerisce uno scenario analogo, ma in forma più sfumata, con una finestra temporale che non vada oltre il 30 giugno, e contempla il rifiuto più totale dell'accordo già trovato da Theresa May. ESITO: ❌ 302 voti a favore, 318 contrari

L'ultimo, sempre laburista, infine contesta all'esecutivo il diritto di sottoporre di nuovo il piano May a un voto di ratifica. Bercow è stato criticato per non aver ammesso invece un emendamento che esclude un referendum bis. ESITO: RITIRATO

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