Ad appena 10 anni, Kariman ha passato metà della sua vita da prigioniero dell'Isis
"C'erano cecchini che sparavano e bombardamenti ogni giorno. Avevamo Paura". Ha dieci anni appena Kariman Hammo, uno dei cento bambini trovati dalle forze arabo curde durante la riconquista di Baghouz. La loro colpa è essere parte della minoranza yazida, un gruppo etnico-religioso che lo Stato islamico considera al pari di una setta di adoratori del diavolo, e che per questo ha duramente perseguitato. Per cinque anni, Kariman è rimasto nelle mani dei suoi aguzzini che lo hanno sequestrato insieme a sua madre in un villaggio nei pressi di Sinjar City. "Ma mia madre - spiega - non so più dove sia. I mujaheddin del daesh l'hanno portata con loro" .
"A Baghouz - continua Kariman - ci avevano messo in tredici in una tenda, tutti bambini. Stavamo cercando di trovare del cibo. I combattenti del Daesh avevano scavato un tunnel nella nostra tenda, e l'ultima notte li abbiamo visti mentre ci entravano dentro"
Kariman è uno delle migliaia di bambini yazidi che nell'agosto del 2014 furono rapiti durante il massacro della Valle del Sinjar, in Iraq settentrionale: un vero e proprio genocidio in cui migliaia di uomini vennero uccisi e altrettante donne rapite e condotte a Mosul - con i figli al seguito - per essere vendute come schiave sessuali, mentre migliaia di profughi finivano ammassati nei campi profughi di tutto l'Iraq. Cinque anni dopo - nonostante il territorio in mano allo stato islamico sia ridotto ormai a un fazzoletto di terra - tremila di quelle donne mancano ancora all'appello.