Venezuela: quarto giorno di black-out, 15 pazienti deceduti in ospedale

Le uniche luci nella notte di Caracas: i fari delle auto.
Le uniche luci nella notte di Caracas: i fari delle auto. Diritti d'autore REUTERS/Marco Bello
Diritti d'autore REUTERS/Marco Bello
Di Cristiano Tassinari
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Da giovedì a domenica: sono quattro i giorni di black-out elettrico che sta mettendo ulteriormente in ginocchio il Venezuela. Maduro grida al complotto americano e Guaidó organizza una marcia su Caracas. 15 pazienti di ospedali del paese sono morti a causa della mancanza di dialisi.

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CARACAS (VENEZUELA) - A Caracas, la capitale di un Venezuela sempre più turbolento e allo sbando, questo è il quarto giorno senza corrente elettrica.
Il black-out è iniziato nel pomeriggio di giovedì 7 marzo, poco prima delle 17 ora venezuelana.

Per tutta la giornata di sabato, la città è stata attraversata da proteste spontanee di cittadini allo stremo, che chiedono il ritorno dell'elettricità.

"Questa rivolta è a causa del blackout. Non a causa di Maduro, non per altro, siamo qui tranquilli, pacificamente, ma vogliamo la luce!
Una donna che protesta per le vie di Caracas
"Vogliamo la luce!"

"Questa rivolta che sta cominciando qui è a causa del blackout. Non a causa di Maduro, non per altro, siamo qui tranquilli, pacificamente, ma vogliamo la luce!", grida una donna, durante una manifestazione.

Le prime vittime: 15 pazienti di ospedali del paese

A causa della mancanza di elettricità, 15 pazienti di ospedali del Venezuela con problemi renali sono deceduti a causa dall'assenza di dialisi.
"Nove decessi si sono registrati nello stato di Zulia, due nello stato di Trujillo e quattro all'ospedale Pérez Carreño di Caracas", ha dichiarato Francisco Valencia, direttore di Codevida (Coalizione delle organizzazioni per il diritto alla salute e alla vita"

"Siamo stanchi...".

"Vediamo la carenza di tutti i servizi, completamente, di tutti i servizi, siamo stanchi di non avere elettricità, siamo stanchi di non avere cibo, siamo stanchi della repressione, siamo stanchi della mancanza di trasporti e di tutte queste calamità insieme", protesta un uomo, per le vie di Caracas.

Maduro riappare in pubblico e accusa gli Usa di "guerra elettrica"

Per la prima volta dall'inizio del black-out, giovedi scorso, il presidente venezuelano Nicolás Maduro è apparso in pubblico davanti ad un migliaio di sostenitori.
Ha parlato di sabotaggio guidato dagli Stati Uniti, citando "attacchi cibernetici, elettromagnetici e fisici contro la rete elettrica".
In particolare contro la Corpoelec - aziende elettrica statale - e la centrale termoelettrica di Guri, una delle più grandi del Sudamerica e la più grande del Venezuela.
Una specie di "guerra elettrica".

"Quando ci sono attacchi di questo tipo fatti dall'opposizione del paese, è l'estrema destra - sono senza dubbio gli autori intellettuali e materiali di questo attacco - che utilizza tecnologie di alto livello che solo il governo degli Stati Uniti ha nel mondo", ha dichiarato Maduro.

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Maduro parla ai suoi sostenitori, per la prima volta dall'inizio del black-out.REUTERS/Manaure Quintero

Guaido lancia una nuova manifestazione di protesta

Il leader dell'opposizione venezuelano, l'autoproclamato presidente Juan Guaidó, intanto annuncia una nuova mobilitazione popolare, una marcia da tutto il Venezuela verso la capitale.

"Annuncio il mio viaggio e quello dei deputati di tutto il Venezuela per portare tutti a Caracas!", esclama Guaidó, in piedi sul tettuccio di un'automobile.

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Juan Guaidó arringa la folla e invoca una marcia su Caracas.REUTERS/Carlos Garcia Rawlins

A caccia di segnale telefonico

Oltre a problemi di conservazione alimentare, il black-out sta isolando il Venezuela: impossibile utilizzare internet e ricaricare i telefoni cellulari.

Molti automobilisti hanno preso d'assalto l'autostrada Francisco Fajardo, la più importante attorno a Caracas, per tentare di "succhiare" un po' di segnale telefonico, con il wi-fi, per chiamare amici e parenti che vivono fuori dal Venezuela.

REUTERS/Marco Bello
A caccia di segnale telefonico nell'area di servizio dell'autostrada attorno a Caracas.REUTERS/Marco Bello
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